«L’Arcacattoi, una club house eco-culturale»
Riva. L’attesa per una definizione del futuro dell’area Cattoi con la Miralago ha stimolato tanti “sogni ad occhi aperti”: c’è chi già immagina un grande parco lambito dalle onde del lago, chi un’area...
Riva. L’attesa per una definizione del futuro dell’area Cattoi con la Miralago ha stimolato tanti “sogni ad occhi aperti”: c’è chi già immagina un grande parco lambito dalle onde del lago, chi un’area per soddisfare le esigenze outdoor di sportivi e turisti, chi immagina ancora strutture dedivate alla ricerca, all’ambiente. Anche Konrad Janus dell’associazione Pinter vuole avanzare alcuni suggerimenti. « Il fruscìo nel Miralago ci ricorda: stormi di uccelli si rifugiano là. Piante allentano le bufere, e puliscono l'aria della città. Nè per fiere nè per favori quindi, il parco arboreo é da toccare. Il piazzale ex Cattoi, già meta di circhi e luna park, é più riparato ed idoneo per i festival.
Destinato a parco, simile al ben riuscito Parco dell'Ora, con declivi in erba e vialetti sinuosi, potrà includere spazi per i giovani, sport e raduni che non lascino strutture in piedi nè danni al verde. Ne risulterebbe un parco vivo. Lo stabile ex Cattoi, ora fatiscente, ha un bel tetto bombato a coppi sotto il quale l'acustica è ottima; risanato con una terrazza intorno, rinascerebbe come fantasioso 'clubhouse' ricreativo ed eco-culturale. La sua sigla: l'Arca, alla quale assomiglia. Un nome: il Centro ARCATTOI.
Quasi invisibile da sud il volume chiude il Parco dell'Ora con discrezione. Un ponticello sul Varone al bivio dietro lo stabile collegherebbe le tre facce del grande parco sognato senza scomodare neanche un olivo. Visto da Viale Rovereto, il nuovo parco agirà come biglietto da visita verde della città. Dovrà quindi, essere invitante, con prati ampi, gli alberi misti in rapporto col terreno modellato, i vialetti ben integrati. Per godere appieno lo stupendo panorama con le cime, è giusto che il lato sud del viale resti sgombro. Chiusa dalla Rocchetta ad ovest, Riva ha bisogno di spazio ad est e sud, non di barriere edili che bloccano la vista. L'opposizione al cemento in questo tratto espressa dalla cittadinanza, dimostra che non vuole affaristi foresti nè locali in quest'ultimo arioso approccio alla città.
La Miralago è un elegante palazzo Liberty da conservare come fulcro identitario storico dell'area intera. Le sue dépendance hanno valore perché in stile con essa. I tetti a falde meritano coppi belli, i locali di essere trasformati in botteghe, salette per esposizioni, incontri e quant'altro. Un ristoro (non un chiosco-bunker) potrebbe figurare. Per ridare all'insieme la classe che merita ci vuole lo stesso stile tipico per unire il tutto, non cubi anonimi come quello attaccato al Villino Campi. Attività 'outdoor' rispettose del parco andrebbero bene. Molti escursionisti sono ambientalisti, a loro agio tra strutture tradizionali. Annessi in legno, pietra, malta e mattone, non stonano con la filosofìa verde come farebbero scatole sintetiche ex novo, puntualmente accresciute a dismisura! Il palazzo Miralago è di quattro piani, ma l'ala nordest di solo uno; rialzata in stile, senza danno al parco, creerebbe un edificio grande abbastanza per dipartimenti dediti a tematiche ambientali dell'Alto Garda. Il centro scientifico, già al Villino Campi, troverebbe degno posto in tale struttura. Un ostello ai piani superiori potrebbe servire gruppi impegnati in spedizioni, ricerche e 'summer schools'. In alternativa, un Miralago Outdoor Center versatile offrirebbe itinerari guidati, sportivi, naturalistici e culturali di livello. Un Ostello Miralago ben promosso con prezzi contenuti attirerebbe clienti avventurosi, giovani e meno. E' possibile che si voglia l'area come snodo per la Ciclovia del Garda, con Riva come terminale nord della stessa. Tale eventualità però, come tutto quanto esposto, é pienamente realizzabile senza attentare all'identità della città in modo brutale».