RELIGIOSI

Fratel Emanuele Stablum dichiarato “venerabile”: a Roma una mostra dedicata al religioso solandro

Diede un importante contributo alla medicina. Fu direttore per quindici anni dell'Istituto Dermopatico dell'Immacolata di Roma

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TERZOLAS. Fratel Emanuele Stablum, di Terzolas, è stato dichiarato 'venerabile'. Trentino della Val di Sole, romano di adozione, ricordato come un religioso e studioso che ha dato un contributo importante allo sviluppo della medicina e ha messo in gioco la propria vita per salvare quella degli altri.

Il decreto della Congregazione per le Cause dei santi ha ottenuto qualche giorno fa il via libera da Papa Francesco.

"Si tratta di una notizia di grande importanza per tutta la comunità dell'Istituto Dermopatico dell'Immacolata dal momento che a questo giovane medico religioso e alla sua 'scuola' l'Idi deve il suo nome, il fondamento scientifico delle sue storiche terapie e gran parte dei professionisti che hanno segnato la storia dell'Istituto", sottolinea lo stesso Idi.

Scomparso all'età di 55 anni, Fr. Emanuele Stablum si laureò 1930 a Napoli per poi dedicarsi subito all'attività sanitaria dell'Istituto Dermopatico dell'Immacolata di Roma di cui fu direttore per quindici anni. fratel Stablum fu attivamente partecipe alla vita della sua Congregazione - Figli dell'immacolata Concezione - di cui fu vicario generale. La sua carità fu di esempio quando nel 1943-44 aprì le porte dell'ospedale ai perseguitati dai nazisti. Salvò la vita ad un centinaio di rifugiati, tra questi 52 ebrei, salvati dalla Shoah, insieme a perseguitati politici e ad altri invisi al regime.

Per rendere omaggio al suo Venerabile "fondatore scientifico" - ricorda padre Giuseppe Pusceddu, Superiore Provinciale della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione, "abbiamo organizzato una mostra che descriva, per punti essenziali, il percorso di vita di Fr. Emanuele Stablum". Verrà inaugurata oggi e sarà visibile a tutti per alcune settimane presso l'Idi di Roma.

Nel 2019, al polo culturale diocesano Vigilianum di via Endrici, era arrivata la mostra itinerante che raccontava la vita di Emanuele Stablum. La mostra – curata da Ruggero Valentini – illustrava in dieci pannelli i passaggi fondamentali della vicenda umana di Stablum: il desiderio di farsi prete e l’iniziale contrarietà della madre; la Prima Guerra Mondiale che colpisce la sua terra natale; il forzato abbandono degli studi di teologia per iniziare quelli di medicina; gli anni dell’impegno professionale e di coerente vita consacrata; la tragedia della Seconda guerra mondiale e la sua solidarietà verso perseguitati politici ed ebrei; il ruolo di governo nella sua congregazione religiosa e la malattia che lo portò alla morte, avvenuta nel 1950. Il titolo della mostra, “Le alte Vie di Emanuele Stablum”, esprimeva la passione del religioso e medico solandro per la montagna e per la propria terra, ma anche il percorso arduo e affascinante, a tratti estremo, della vita consacrata, intrecciato con il lavoro professionale praticato come missione.













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