LA STORIA

La lettera: «Mio figlio autistico aiutato tantissimo dalla scuola» 

Una madre bolzanina loda su un sito web nazionale le istituzioni scolastiche cittadine: «Grazie di cuore a tutti». «Non mi hanno mai fatta sentire in difetto o sbagliata quando reagiva con le parolacce o spingendo via gli altri bambini»



BOLZANO. «In un'Italia in cui si è abituati a leggere notizie negative, mi sento in dovere di portare positività raccontando la storia del mio bimbo autistico. Una storia che non siamo abituati a sentire, forse perché siamo sempre troppo presi dalle notizie di cronaca che leggiamo ogni giorno sui giornali, online e alla tv. Il compito di dire cosa è l'autismo lo lascio agli esperti, io ho solo voglia di regalare una nota positiva ringraziando chi da anni è vicino al mio piccolo tesoro». A scrivere è una mamma bolzanina, che sul sito nazionale mammenellarete.nostrofiglio.it ha pubblicato un lunga, bellissima lettera per dire grazie alla scuola elementare di Bolzano frequentata dal figlio. Così bella, la lettera, che il sovrintendente Vincenzo Gullotta, dopo aver verificato la veridicità della storia parlando con la dirigente scolastica, ieri ha deciso di postarla sul proprio profilo Facebook. Qui l’etica professionale ci impone di non citare né il nome né l’istituto, per tutelare il minore, ma questa storia di buona scuola merita senza dubbio di essere conosciuta.

La lettera. «Parto dalla scuola», scrive la madre. «Voglio abbracciare una ad una le maestre, quelle che ci sono ancora oggi e quelle che sono state assegnate ad altri istituti, l'insegnante e l'assistente di sostegno, le bidelle, le segretarie e in primis la dirigente. Non partite prevenuti dicendo che noi bolzanini viviamo in una provincia felice e per questo abbiamo la vita agevolata. Credetemi, non è così. Anche qui si lotta per vedere realizzati i propri diritti. Si sta bene, ma c'è margine di miglioramento anche in Alto Adige». I primi giorni delle elementari, prosegue, «ero molto spaventata. Mio figlio aveva spasmi e si irrigidiva quando si agitava troppo, era intoccabile, non accettava nessun tipo di contatto da parte di estranei e non parlava. Ogni tanto si perdeva con lo sguardo nel vuoto e a semplici domande non dava risposte sensate ma di fantasia. Avevo paura che il cambiamento, il passaggio dalla scuola materna a quella di primo grado, sarebbe stato un grande stress per lui. Mi sono dovuta ricredere».

Un team fantastico. Mai, va oltre, avrebbe pensato di trovare un team di supporto scolastico come quello che ha accompagnato il suo piccolo dall’inizio ad oggi. «Altro che stress: mio figlio dal primo giorno non vede l'ora di andare a scuola, si alza con gioia la mattina». Non è esistito il bambino autistico, ma il bambino che va inserito e aiutato. Non è esistito il bambino da mettere in disparte, ma il bambino da integrare. Non è esistito il bambino diverso, ma il bambino speciale. «Ogni situazione particolare che si è presentata negli anni (parolacce, aggressività, il camminare sulle mani, il mettersi costantemente in situazioni di pericolo) è stata risolta in modo eccellente da tutto il team che si è riunito più volte per prendere decisioni importanti sul come proseguire la didattica nei suoi confronti, per fargli seguire lo stesso percorso dei compagni senza farlo sentire estraneo. Un team che non si è fermato al solo sostegno ma che ha coinvolto tutti coloro che frequentano la scuola incluse bidelle, segretarie e insegnanti di altre classi».

È stato il figlio di tutti. Il figlio della mamma bolzanina «è stato per anni il bimbo di tutti. Ogni singola persona della scuola ha regalato a mio figlio una cosa molto speciale che si chiama "amore". Vero ed incondizionato. E questo lui lo sa. Perché i risultati, a distanza di anni, si vedono». La madre va oltre: «Ho visto altre famiglie nella mia situazione delegare tutto il lavoro alla scuola. Così non può funzionare. La collaborazione è fondamentale. Quasi quanto il riconoscere che nostro figlio ha un problema». La donna ha dato una mano, come poteva, creando giochi da poter usare con suo figlio, «per insegnargli a leggere e contare, o semplicemente rompendo le scatole alla sovrintendenza scolastica e ai politici del momento, quando di punto in bianco hanno provato a negare il sostegno ai bimbi con 104». La sua grande fortuna, a suo dire, è stata l'aver ascoltato la proposta della miglior psicologa che abbia mai avuto, di iscrivere suo figlio proprio alla scuola giusta «e di aver trovato una rete di persone che, con attenzione e tanto affetto sincero, ha dato le basi al mio bambino per crescere sereno, valorizzando ogni sua particolarità e integrandolo coi compagni».

Ha imparato le emozioni. Il bambino all'inizio non capiva le emozioni, «ora grazie al team scolastico e al team di supporto messo a disposizione dai servizi sociali e dalla neuropsichiatria infantile, attraverso percorsi di aiuto domiciliare con la tutor per i compiti e le uscite per capire l'autonomia, sa dire se è triste o felice, sa dire che ha male e dove prova dolore. Crescendo ha iniziato ad avere delle crisi aggressive e, una volta passata la crisi, piange, senza saper spiegare il perché». Si vede che soffre, «il mio bambino. Ma grazie alla scuola, che lo ha aiutato con dolcezza, sa anche dirmi il nome della via in cui "abita la sua casa"».

Il grazie. Ecco perché la mamma sente di dover dire grazie. «Grazie a tutti coloro che in questi anni hanno tenuto il mio piccolo per mano credendo nella possibilità di arrivare ad un piccolo miglioramento trasformando ogni criticità in opportunità. I passi sono stati fatti tutti, nulla è stato lasciato al caso. Il rapporto scuola famiglia è stato fondamentale, la base per costruire il suo futuro. Un futuro che nessuno sa dove porterà. L'incognita della mia vita. L'amore della mia vita. Tutto questo ha portato mio figlio a dirmi "ti amo mamma" e a farsi addirittura abbracciare». Oggi sa dirle quando ha fame e che tipo di pasta desidera. «Stiamo ancora lavorando sulla temperatura, infatti lui la mattina il latte lo beve "scottafreddo". Arriveremo a sistemare anche quello». Certo, la strada è lunga «e siamo solo all'inizio del viaggio che ci porterà chissà dove, ma ad oggi è stato fatto un grande grande lavoro. Basti pensare che davanti al cancello dice:"Vai mamma, entro da solo. Non mi guardarmi"».

Natale. A Natale, racconta, «mi sono emozionata tanto perché dopo aver letto di una mamma triste perché il suo bambino è stato escluso dalla recita, per una volta nel mio mondo di mamma di figlio autistico (che solo un genitore con questa disabilità può capire), mi sono sentita in parte fortunata». Il suo piccolo ha suonato davanti ad un gruppo di genitori e di bambini conosciuti e non. «Che passo gigante. Che conquista per tutti! Quante lacrime nel guardarlo fare una cosa così semplice e normale per tanti bimbi. Ok, noi nel pubblico abbiamo tutti dovuto girare la testa verso il muro o non avrebbe suonato perché odia sentirsi osservato, ma l'emozione di vederlo sereno in una situazione in cui solitamente scappa o diventa aggressivo, è stata grande davvero». Grazie maestre, conclude, «grazie dirigente, grazie a tutto il personale scolastico, grazie assistenti sociali, grazie neuropsichiatria, grazie mamme dei compagni di classe. Perché anche voi non mi avete mai fatta sentire in difetto o sbagliata quando lui reagiva rispondendo con le parolacce o spingendo via i vostri figli. Siete tutti nostri angeli. Spero che questo mio racconto sia uno spunto positivo per altre mamme che stanno attraversando il mio stesso percorso. Un abbraccio».

 













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