l’allarme

In fuga dalle montagne: «Colpa dello choc della Marmolada»

Le Regole di Cortina restituiscono le cime al Demanio dopo quanto è accaduto in estate: «Troppe responsabilità per rischi del clima»

L'ADDIO. il rifugista se ne va dalla Marmolada, vado in Val di Non

LE NUOVE REGOLE. La Marmolada riapre 



CORTINA. Le Regole d'Ampezzo, l'antica forma di proprietà collettiva delle famiglie cortinesi, abbandonano la gestione delle cime della valle. E la restituiscono allo Stato, ovvero al Demanio. Una decisione sofferta, presa a fine ottobre dalla magnifica comunità di Cortina, a causa soprattutto degli alti rischi che il cambiamento climatico sta avendo sull'alta montagna, dopo la tragedia del ghiacciaio della Marmolada.

Nell'assemblea del 30 ottobre scorso - riferisce Il Corriere del Veneto - le Regole di Cortina hanno così deciso di ridare al Demanio la gestione di cime, crode, sentieri e torrenti, ovvero quei migliaia di ettari improduttivi situati ad alta quota affittati dallo Stato 30 anni or sono, quando nacque il Parco delle Dolomiti Bellunesi, per garantire sicurezza, l'accessibilità ai percorsi d'alta montagna e impedire ogni tipo di speculazione. Quello pagato annualmente al Demanio era un affitto simbolico. Le Regole versavano però di tasca propria una somma tra i 14 e i 15mila euro per una polizza assicurativa a garanzia di eventuali chiamate in causa per incidenti a persone o altri danni.

Continueranno in ogni caso a gestire la proprietà collettiva dei boschi e dei pascoli della conca di Cortina, un patrimonio verde di 16 mila ettari dai quali ricavano il legname che viene donato alle famiglie.

Perplesso su questa rivoluzione anche il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi: «L'ambiente va manutenuto, e non so se il Demanio sia in grado di assumersi un compito così gravoso. Adesso dovremo capire quale sarà l'iter, cosa farà il Demanio, come vorrà gestire i territori con responsabilità».













Scuola & Ricerca

In primo piano