Impianti a fune, un’estate con meno 60% di fatturato 

Prospettive fosche. Valeria Ghezzi dell’Anef disegna una ripresa incerta: «Avremo solo turismo italiano e di prossimità». Il futuro: in cabina con mascherina, guanti e finestrini aperti


Luca Petermaier


Trento. L’estate che attende gli impianti di risalita trentini si annuncia fosca se non nera. Le stime le ha fatte l’Anef, l’associazione nazionale degli esercenti funiviari di cui è presidente la trentina Valeria Ghezzi: «Le nostre previsioni per l’estate - spiega - sono di un meno 60% di fatturato. Potremo contare solo su turisti italiani e di prossimità. Escludiamo l’arrivo di stranieri. Poi, se le cose andranno meglio, vedremo, ma riteniamo che meglio di un -40% rispetto all’anno scorso sarà difficile fare».

Abbiamo tutti ancora in testa le immagini degli affollamenti di sciatori all’esterno degli impianti di risalita nell’ultimo week end di marzo prima del lock down. Ebbene, quelle immagini non si dovranno più ripetere e l’Anef, in questi mesi di stop forzato, ha studiato le vie per una riapertura in sicurezza: «Abbiamo urgenza di riaprire – prosegue Valeria Ghezzi – e dimostrare che, con le giuste cautele, gli impianti possono essere fruibili già da questi mesi estivi, in quanto sono un mezzo che garantisce un trasporto sicuro, di breve durata e molto ben areato».

La scelta di Anef è quindi di bilanciare l’affluenza con la portata, favorendo il più possibile la fluidità e la costante mobilità. «In assenza di code, infatti, il riempimento dei veicoli si riduce automaticamente» - spiega l’associazione.

Tra le misure di sicurezza proposte, l’obbligo del distanziamento fisico di almeno 1 metro tra le persone in tutte le fasi preparatorie al trasporto (transito dal parcheggio, coda alla cassa, coda ai tornelli, accesso alla stazione di partenza, sala d’aspetto, ecc.), l’obbligo di utilizzare mascherina e guanti per l’estate (da non togliere mai durante il trasporto). Obbligatoria l’areazione della cabinovia e funivia con il blocco di uno o più finestrini anche durante il trasporto, l’apertura delle porte delle cabinovie o funivie (solo se vuote) per una areazione completa laddove possibile, e l’igienizzazione delle cabine. Difficile, per ora, l’ipotesi di procedere alla misurazione della temperatura degli utenti tramite dispositivi tipo termoscanner, a causa della scarsa attendibilità di questo tipo di procedure.

Anef si rivolge al governo con un appello: «Chiediamo all’esecutivo di non dimenticarsi di noi e di aprire anche con la nostra categoria un tavolo di confronto in vista della riapertura. Per ora ci è stato consentito di procedere con l’attività di manutenzione, ma crediamo che le nostre proposte e i protocolli siano di buon senso» - spiega la presidente Ghezzi. Che continua: «Gli sport estivi in quota (escursioni, bike, arrampicata,…) ma anche quelli invernali (sui ghiacciai) rappresentano attività più che idonee in questo momento grazie alla morfologia stessa della montagna, che coi suoi spazi sconfinati consente di percorrere ampie distanze in solitaria senza per forza imbattersi in altre persone. «Risulta però evidente - conclude Ghezzi - che le soluzioni più idonee per tutelare la salute di utenti e lavoratori consistono nell’adozione di protocolli e regole di comportamento basate anche sulla ragionevolezza ed il rispetto tra le persone».













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