Il bonus bebè costerà 10 milioni all’anno 

Il piano . Fugatti ha pronto un progetto di aiuti immediati per sostenere la natalità e la famiglia: «Gli aiuti base saranno per tutti e saranno aumentati per chi vive nelle zone più disagiate» 


Ubaldo Cordellini


Trento. Non solo progetti, ma anche fatti. Il presidente della giunta provinciale Maurizio Fugatti l’altro ieri a Comano Terme ha annunciato un grande piano per la montagna e per le valli, ma non solo per quelle. Un piano al quale seguono già i primi stanziamenti. Infatti alcune misure annunciate a Comano saranno finanziate già con l’assestamento di bilancio che andrà in giunta il 28 giugno e dovrebbe essere approvato dal Consiglio provinciale a fine luglio. Due delle misure che più hanno impressionato, ovvero il bonus bebè e gli investimenti sui trasporti pubblici, saranno finanziate già con l’assestamento di bilancio, per poi entrare in pianta stabile nei conti provinciale.

Bonus da 10 milioni

Il bonus bebè a regime costerà 10 milioni di euro, considerando che attualmente in Trentino nascono 4.400 bambini all’anno. Gli investimenti sul trasporto pubblico, soprattutto per l’acquisto di nuovi mezzi ecologici e per l’assunzione di nuovi autisti, assorbiranno 2 milioni all’anno per i prossimi 5 anni. Soldi che vanno ad affiancarsi ai 6 milioni già annunciati per dimezzare le rette degli asili nido. Il pacchetto famiglia, in tutto, vale 30 milioni di euro all’anno, con misure che partiranno in gran parte già da dopo l’estate. Fugatti spiega che è stato fatto un passo secondo la gamba: «I soldi ci sono. Li abbiamo trovati con l’assestamento da 170 milioni. Per noi questi sono investimenti fondamentali per dare una scossa. Sarà vero come dicono i sindacati e anche Giorgio Tonini che occorrono anche politiche di conciliazione famiglia-lavoro per permettere alle donne di continuare ad avere un’occupazione, altrimenti non fanno figli. Ma è anche vero che queste sono strategie di medio periodo. Se si vuole ottenere risultati in tempi brevi, occorre una scossa forte per invertire la tendenza, per cambiare il verso e dare un segnale che c’è un sostegno alle famiglie che fanno figli. Per questo abbiamo voluto partire subito con questo aiuto concreto di 100 euro per il primo figlio, 120 per il secondo e 200 per il terzo per i primi cinque anni».

Indicatore di ritardo di sviluppo

Per modulare gli aiuti, a partire dal bonus bebè, la giunta provinciale pensa a un nuovo indicatore di ritardo di sviluppo. Un indice che tenga conto del grado di disagio dei vari territori montani. Come spiega Fugatti, quindi, gli aiuti saranno aumentati per chi vive nelle valli meno sviluppate: «Questi sono gli aiuti base per tutti. Poi abbiamo allo studio un indice che tiene conto del luogo in cui si vive. Sarà un indicatore di ritardo di sviluppo delle zone che soffrono di più. Quindi, quando questo indice sarà pronto, chi risiede in zone disagiate, con uno sviluppo inferiore alle media, avrà aiuti maggiori. Abbiamo calcolato che a regime la misura costerà 10 milioni di euro all’anno, ma i soldi ci saranno da subito. Per quanto riguarda i trasporti, si tratta di un investimento per trattenere le persone a vivere in montagna. Già molti anni fa era venuto fuori il tema, ma poi tutto si è perso. E allora c’erano anche i fondi per arrivare a una soluzione. Noi lo faremo con i fondi a disposizione e investiremo sui trasporti tra le valli e la città, ma anche all’interno delle valli. Partiremo subito».

Sconti sull’Imis

La Provincia essenzialmente dispone di due leve fiscali sulle quali agire, l’Irap e l’Imis. Il presidente ha spiegato che la Provincia pensa a una riduzione di queste due imposte, soprattutto quella sugli immobili, per cercare di rendere più conveniente vivere in montagna o comunque nelle zone disagiate. Si tratta dello stesso indice che servirà per aumentare gli aiuti per la nascita dei figli. L’Ispat ci sta già lavorando e sarà pronto in pochi mesi. L’indicatore permetterà di modulare gli aiuti e anche i tagli delle imposte, che al momento non sono stati quantificati, in base proprio al tasso di sviluppo del territorio in cui si vive. Quindi chi è in città prenderà gli aiuti base, mentre chi vive in zone disagiate avrà un po’ di più.













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