Maturi: «Si deve riflettere sulla monocultura-sci» 

Madonna di Campiglio. L’albergatrice analizza la situazione imposta dall’emergenza Covid e va controcorrente: «Spiace solo perché potevamo far conoscere una montagna meno caotica»


Elena Baiguera Beltrami


Madonna di campiglio. Il Carlo Magno Hotel Spa Resort appare robusto e imponente dietro una curva della statale 239 che da Madonna di Campiglio sale verso Campo Carlo Magno. Una storica residenza alberghiera acquistata negli anni 50 dalla famiglia di Franco Maturi al rientro in patria dopo un lungo periodo di emigrazione negli USA. Oggi la struttura è quel che si definisce un “hotel di destinazione internazionale”, dotato di un comparto servizi tra i più completi dell’offerta turistica provinciale, una delle poche strutture dell’arco alpino di queste dimensioni a essere rimasta saldamente in mano alla famiglia dei proprietari. Anche dal punto di vista delle dimensioni il Carlo Magno rappresenta un colosso: 145 camere, con molte suite e camere familiari a fronte di oltre 70 dipendenti. A condurlo, dopo la prematura scomparsa del marito, è Liliana Maturi, alla quale in questa situazione difficile per il turismo invernale abbiamo voluto rivolgere qualche domanda.

Innanzitutto, come ha accolto la notizia di questa cancellazione totale della vacanza natalizia?

«Non c’è altro da fare, dispiace per il blocco anche della mobilità tra regioni, sarebbe stata un’occasione per far conoscere una montagna diversa, senza code, assalti ai rifugi, agli impianti, meno caotica, a mio avviso, più apprezzabile, c’è moltissima gente che non scia. In ogni caso con la salute non si scherza, sono stata forse l’unica albergatrice durante la prima ondata in febbraio a telefonare all’assessore Failoni perché fermasse la stagione. Gli alberghi si sono attrezzati con investimenti per garantire la sicurezza, ma se qualcuno si contagia fuori, potrebbe portare il virus all’interno dell’albergo e allora sarebbe davvero un disastro».

L’assessore Failoni ha proposto l’accesso a strutture ricettive e impianti sciistici solo con una prenotazione in albergo, o in appartamento: era una buona mediazione?

«A mio avviso no, era una soluzione che si prestava a essere facilmente aggirata, ci voleva una task force di controllo imponente, forze dell’ordine a bloccare gli ingressi giorno e notte. Inoltre il furbo che tenta di aggirare i divieti c’è sempre. E poi ci sono altri problemi in questo momento, legati agli infortuni sugli sci: avremo ancora per un po’ di tempo gli ospedali occupati dai pazienti Covid, se qualcuno si fa male come facciamo a garantire cure adeguate?»

Saranno ingenti i danni per la sua azienda a causa di questi provvedimenti?

«I danni saranno molto ingenti per tutti, ma una situazione come questa deve far riflettere sulla monocultura dello sci. Alzando lo sguardo a Madonna di Campiglio non c’è un angolo di cielo senza, funi, cavi, ponti, cantieri, le nostre montagne hanno subìto troppe aggressioni. Le emergenze ormai sono la normalità: climatiche, ambientali, economiche e la politica turistica va declinata diversificano e ampliando le stagioni della vacanza. Altrimenti sarà tutto il comparto della montagna a trovarsi in difficoltà in futuro. Pensiamoci ora, perché forse è già troppo tardi».

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