Il calore dei trentini brasiliani commuove il Coro Carè Alto 

La trasferta a Santa Caterina. Consegnati ai bambini i libri con testi in italiano donati  dalla biblioteca di Sfruz e dalla scuola elementare di Caldes: «Ci hanno accolto come fratelli» 


Walter Facchinelli


Val rendena. Il Coro Carè Alto di Vigo Rendena, guidato dal presidente Nello Marzoli e dal maestro Dario Bazzoli, è stato in Brasile a portare la coralità trentina a Nova Trento nello stato di Santa Caterina, raccogliendo amicizia, ospitalità, cordialità, spontaneità e un pizzico di nostalgia. I coristi sono tornati dalla terra brasiliana «arricchiti «interiormente e soddisfatti per la bellissima esperienza vissuta», spiegano, in particolare ricordano con affetto l’incontro coi bambini delle scuole “Modelo Ella Kurth” del paesino di Rio do Sul e “Doutor Pedrinho” dove hanno consegnato dei libri con testi in italiano donati dalla biblioteca di Sfruz e dalla scuola elementare di Caldes.

«Prima di partire per quest’avventura oltreoceano - ricordano i componenti del Coro Carè Alto - abbiamo fatto mesi e mesi di prove, ma ci siamo ben presto resi conto che il calore delle persone incontrate ha surclassato tutta la nostra preparazione. In Santa Catarina siamo stati tra la gente trentina, abbiamo incontrato persone che quotidianamente parlano il nostro dialetto, che ci hanno aperto la porta di casa, ci hanno fatto accomodare alla loro tavola spostandosi per farci sedere in mezzo a loro. Persone che ci hanno accolto con un caloroso e affettuoso abbraccio, come se fossimo fratelli o sorelle». Per molti è stato come andare indietro nel tempo, perché il dialetto parlato da loro in Trentino lo si sta dimenticando. «Le persone anziane ci hanno raccontano la loro storia con una facilità di comunicazione sorprendente, giovani che ascoltano e apprendono dalle esperienze dei più anziani, una cosa che noi abbiamo dimenticato. Ai concerti abbiamo visto tantissime persone che sottovoce accompagnavano le nostre canzoni con gli occhi lucidi, che piangevano all’ascolto di “Signore delle cime”, della più conosciuta “Merica Merica” e a fine concerto chiedevano di ascoltare la “Montanara”».

Una bella trasferta, insomma, che Claudio Molinari descrive così: «Siamo tornati, stanchi, emozionati, fieri e contenti. Abbiamo incontrato persone orgogliose delle nostre stesse origini, persone di più di ottant’anni che si sono fatte centinaia di km in auto per salutarci, famiglie intere che ci hanno messo a disposizione casa per fare festa con noi. Mi porto nel cuore i loro occhi che ci scrutano fino in fondo all’anima alla ricerca di una terra che non è più come quella che i loro avi hanno lasciato, ma che loro continuano profondamente ad amare. Non li dimenticheremo mai».

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Scuola & Ricerca

In primo piano