Il caso

Gardaland non ci sta: “I parchi divertimento dimenticati dalle riaperture”

L’amministratore delegato del parco gardesano Vigevani: “Non è giusto, siamo associati a fiere e congressi che si svolgono indoor. Così siamo ritenuti più pericolosi di palestre e cinema”



TRENTO. Nel giorno in cui il Trentino anticipa il resto d’Italia e riapre bar ristoranti, seppur solo all’aperto, arriva il grido di dolore dei parchi divertimento che, denunciano di essere stati dimenticati dal governo e dal premier Draghi.

A parlare è l’amministratore delegato del Parco più famoso anche per i tantissimi utenti trentini, e cioè Gardaland. Dice Aldo Maria Vigevani: “In attesa dell’ufficializzazione con il prossimo Dpcm, non ci spieghiamo per quale motivo i Parchi Divertimento, che svolgono la propria attività quasi esclusivamente all’aperto, vengano associati - in termini di data di ri-apertura - alle fiere e ai congressi che si svolgono indoor.

Addirittura, se venisse mantenuta questa scadenza per le riaperture, i Parchi verrebbero ritenuti più pericolosi delle palestre o dei cinema che sono al chiuso!

Tale logica sarebbe esattamente contraria alla situazione internazionale – vedi Inghilterra e Usa – dove i parchi, appunto all’aperto, sono tra le prime attività a riprendere”, prosegue Vigevani.

Lo scorso anno Gardaland ha inaugurato la stagione addirittura il 13 giugno e "grazie ad un robusto ed efficace Protocollo di Sicurezza non è stato registrato nessun contagio tra i suoi ospiti, i quali hanno confermato l’efficacia delle misure a più riprese attraverso migliaia di interviste online”, sottolineano i vertici del Parco in una nota.

Gardaland, con oltre 1.500 dipendenti diretti e 10.000 occupati nelle aziende dell’indotto del Lago di Garda, “rappresenta una colonna portante dell’economia italiana”, conclude con orgoglio Vigevani.













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