«Faremo di tutto per tenere aperte le piste da sci» 

Trento. Piste da sci, il Dpcm decreta la chiusura fino al 24 novembre, lasciando però aperto uno spiraglio: nel testo del provvedimento si legge che sarà consentita l'attività di allenamento degli...



Trento. Piste da sci, il Dpcm decreta la chiusura fino al 24 novembre, lasciando però aperto uno spiraglio: nel testo del provvedimento si legge che sarà consentita l'attività di allenamento degli sportivi professionisti e soprattutto prevede l'apertura agli “amatori” (la grandissima parte degli sciatori) solo «subordinatamente all'adozione di apposite linee guida da parte delle Regioni e delle Province autonome e validate dal Comitato tecnico-scientifico, rivolte ad evitare assembramenti». Il ricordo va infatti agli effetti che gli assembramenti degli sciatori in Trentino avevano prodotto nella scorsa primavera, con tassi di contagio molto elevati proprio nelle aree dello sci.

Per ora l'ordine è di chiudere preventivamente, ma si dà modo alle amministrazioni locali di predisporre adeguati protocolli sanitari. In generale la chiusura delle piste da sci disposta fino ad ora dal governo non dovrebbe avere ricadute immediate sugli impianti trentini, in quanto la loro apertura è prevista per il fine settimana successivo alla scadenza del Dpcm, a meno di proroghe. L'unica eccezione è costituita dagli impianti dell'Apt Campiglio, che dovrebbero partire dal 21 novembre, e che quindi sarebbero chiusi in quel fine settimana. È in questo spiraglio del Dpcm che confidano gli operatori e i promotori trentini.

«Stiamo lavorando per trovare delle condizioni che tengano conto della delicatezza del momento, ma tenendo gli impianti aperti - commenta l'amministratore delegato di Trentino Marketing Maurizio Rossini -. L'ipotesi chiusura non è sul nostro tavolo». Lavori in corso estesi a tutte le amministrazioni dell'arco alpino: «Stiamo portando avanti un lavoro impegnativo anche con gli amministratori di Alto Adige, Lombardia, Veneto, Piemonte e Valle d'Aosta, per creare regole che consentano l'apertura con il massimo del senso di responsabilità». Dello stesso avviso anche Valeria Ghezzi, presidente degli impiantisti del Trentino: «Non c'è niente di chiaro e definito. Noi abbiamo sempre chiesto un protocollo che dia regole uguali per tutti. Ma non è qualcosa che improvvisiamo adesso, i nostri protocolli di sicurezza sono già avanzati». Ghezzi respinge seccamente l'ipotesi di una mancata apertura: «Non voglio nemmeno sentire parlare di chiusura, significherebbe per l'economia delle valli la chiusura di ristoranti, alberghi, negozi e maestri di sci senza lavoro». Si prospettano quattro settimane di lavoro frenetico per gli impiantisti trentini, che dovranno mettere a punto un piano a "prova di Covid". F.P.

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