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Decollano i tassi dei mutui. E la rata diventa un peso in più

Dopo caro bollette e aumento generale del costo della vita, un’altra tegola sulla testa di molti trentini


di LUCA MARSILLI


TRENTO. È uno degli effetti dell’esplosione dell’inflazione, arrivata dopo un lunghissimo periodo (almeno se paragonato alle vicende familiari e umane: decine di anni) di costo del denaro quasi a zero: i mutui hanno subito un forte innalzamento dei tassi. E chi - la maggioranza - aveva sottoscritto i propri accordi con la banca basandoli sul tasso variabile si è visto aumentare in modo importante la rata. Cosa che sommata al ben più sensibile aumento dei prezzi (saldamente sopra il 10%) e delle bollette, rende complicato far quadrare i conti di casa. «Non abbiamo un quadro torale, un numero per la situazione del Trentino - dice Carlo Biasior, del Centro di Ricerca e Tutela dei Consumatori e degli Utenti di Trento - ma posso dire che la situazione sta esplodendo. E dopo che questo problema non si era mai posto, almeno a memoria nostra, nell’ultimo mese abbiamo almeno una decina di richieste di informazioni e aiuto a settimana. Persone che vogliono sapere come possono fare per ricondurre la rata dal mutuo a prezzi sostenibili, se sia corretto il rincaro che hanno repentinamente visto applicare dalla loro banca, se hanno il diritto a rinegoziare le condizioni. È un problema nuovo, che arriva in un momento che è già di generale difficoltà. E al quale il consumatore non era perparato per niente, dopo anni di costo del denaro a livelli molto bassi».

Il punto è proprio questo. Chi 30 anni fa faceva un mutuo avrebbe trovato il tasso attuale favoloso, ma non siamo più a 30 anni fa. La base di calcolo dell’interesse applicata dalle banche è l’Euribor per i mutui a tasso variabile mentre per il tasso fisso si fa riferimento all’Euris. Sono soggetti a quotidiani aggiustamenti sulla base del mercato, comunque l’altroieri l’Euribor era a 3,662%. Nel 1990 era a 14%, nel 1995 a 11%, nel 2000 a 4,5%, nel 2005 a 2,1%, nel 2010 a 0,4% e nel 2015 a 0%. Nel 2020 era addirittura negativo: -0,5%. La banca applica un sovrapprezzo concordato contrattando il mutuo: per esempio, Euribor +1%. Vorrebbe dire che chi ha sottoscritto un mutuo 3 anni fa aveva la rata calcolata sullo 0,5% di interesse annuo. Oggi se la vede “balzata” al 4% e la differenza in tasca si sente.

Ma se il costo del denaro è questo, alle banche cosa si può chiedere? «Di ricontrattare il mutuo. Valutando di caso in caso. Ci sono situazioni nelle quali può essere più conveniente passare al tasso fisso: in questo momento l’Euris è più basso dell’Euribor. Altre nelle quali può essere necessario per le condizioni del consumatore rivedere le scadenze, allungando la durata del mutuo per abbassare il peso della singola rata. Altre ancora in cui le condizioni praticate dallo specifico istituto di credito non sono concorrenziali, e quindi la cosa migliore è attuare la “portabilità”, trasferire cioè il mutuo su un’altra banca con la quale si sono concordate condizioni più vantaggiose».

Per ogni soluzione, il punto è vedere quali sono i costi e i benefici. E poi riuscire a trovare l’accordo con la propria banca. «Ci sono situazioni in cui è un vero e proprio diritto del consumatore ottenere la rinegoziazione del mutuo. La più diffusa è quella introdotta con l’ultima legge di bilancio, che riconosce il diritto di ottenere il passaggio dal tasso variabile al tasso fisso a chi ha mutui ipotecari in origine non superiori a 200 mila euro, un Isee al momento della richiesta non superiore a 35 mila euro e non è in ritardo con il pagamento delle rate. Con le stesse limitazioni, si ha anche il diritto di ottenere il prolungamento del piano fino a un massimo di 5 anni, purché la durata residua del mutuo non superi i 25 anni».

Un’altra possibilità su cui il Centro Consumatori invita a fare leva se necessario, è la eventuale previsione nel contratto di mutuo a tasso variabile di una clausola che fissa un tetto minimo, ma non un tetto massimo. Una recente sentenza la considera vessatoria, e quindi nulla. Chi quindi se la trova nel contratto (molte banche l’avevano inserita quando il costo del denaro continuava a scendere, e potevano rischiare di trovarsi a dover pagare interessi al cliente invece di incassarne) ha un ottimo strumento per vincere la ritrosia degli istituti a rivedere le condizioni generali del mutuo.

Ma le banche fanno resistenza? «Dipende da banca a banca, ma generalmente, dopo la fase iniziale, a ridosso dell’ultima legge di bilancio, quando opponevano la necessità di avere chiarimenti su come comportarsi, adesso c’è generalmente una discreta disponibilità a ragionare. L’importante è sapere cosa si può chiedere e cosa si ha invece diritto di ottenere».













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