«Riva penalizza il kitesurf» la protesta in una tesina 

Il lago per tutti. Letizia Costa scrive il saggio di terza media per difendere la disciplina preferita «Sulla costa trentina è impossibile praticare questo sport per i troppi divieti imposti»



Riva. La “protesta civica” diventa una tesina di terza media. L’iniziativa porta la firma di Letizia Costa, tredicenne rivana con una grande passione per il kitesurf, quella disciplina sportiva che unisce il parapendio alla tavola per schizzare sulle onde con l’aiuto del vento.

La “discriminazione”

Una disciplina, però, che non ha patria a Riva del Garda per quello che la ragazza ritiene una discriminazione bella e buona, in un ambiente come quello gardesano che potrebbe essere davvero il paradiso per gli amanti di questo sport (e di conseguenza una manna per il turismo). «Le regole alle quali dobbiamo sottostare a mio parere sono esagerate rispetto all’utilizzo che gli altri velisti hanno del lago, nonostante anche il kitesurf sia riconosciuto dalla Federazione Italiana Vela. Per noi frequentatori del Garda Trentino uscire diventa laborioso e anche molto costoso. Fortunatamente ci sono località dove c’è la possibilità di fare kitesurf partendo dalla spiaggia, non solamente al mare ma anche nei laghi. La cosa che mi chiedo è: Perché in tutti questi altri posti la convivenza tra kitesurf, windsurf e imbarcazioni a vela è assolutamente pacifica e possibile?».

Perchè in effetti a Malcesine si può praticare senza difficoltà, ma sulla sponda trentina ci sono fasce orarie impossibili, il divieto della partenza dalla spiaggia (bisogna uscire al largo con un mezzo) e in condizioni di contemporaneità con altri eventi, il kitesurf viene sempre sacrificato. Un esempio? «Giugno e luglio sono monopolizzati dalle regate, quindi di fatto il kitesurf è vietato per due mesi di fila», dice sconsolata Letizia Costa. La quale abita a 200 metri dalla riva, ma non può praticare il suo sport nemmeno in questo periodo in cui il lago è poco “utilizzato”. Da qui nasce la sua iniziativa: «Da qui la mia idea di fotografare il lago ogni giorno per un mese circa e se necessario continuerò a monitorarlo per dimostrare che in questo periodo, e non solo, è quasi sempre vuoto, anche nell’orario in cui il vento caratteristico, l’Ora, soffia forte».

La speranza

«Ogni anno in primavera - continua Letizia - si spera che la pratica del kitesurf venga resa libera, mettendo a disposizione un corridoio di lancio come negli altri spot, ma puntualmente questo non avviene. Allora io mi chiedo: Quali criteri vengono adottati per regolare un’attività che mi sembra molto semplice e positiva per noi giovani e per il turismo? Come si possono valutare negativamente delle attività senza neppure averle mai collaudate?. Come già detto molto vicino a noi ci sono realtà dove non si è mai visto questo come un problema o qualcosa di pericoloso bensì una nuova risorsa da sfruttare».

Sulla questione sicurezza, l’obiezione di Letizia è che la convivenza tra i diversi sport in un lago così grande come il Garda è possibile e dimostrata da altre località come la vicina Malcesine e che comunque il kitesurf non è più pericoloso di una regata a vela o delle evoluzioni con il surf. Ora Letizia attende una risposta. Possibilmente convincente.













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