L'INTERVISTA Laura fraboschi candidata  

«Portiamo energia cultura e bellezza in questa città» 

La scelta. La sua lista, la Ninfea, aveva prima strizzato l’occhio a Cristina Santi, poi ha deciso di correre da sola. E punta a portare l’università (e con essa i “giovani cervelli”) ad animare Riva


MATTEO CASSOL


«Puntiamo a essere l’ago della bilancia»: parola di Laura Fraboschi, candidata sindaca de “La Ninfea”. Una candidata “outsider” che ha anche un’idea ben precisa riguardo a quale piatto preferirebbe contribuire a rimpinguare elettoralmente: quello di chiunque si trovasse nelle condizioni di poter battere Mosaner, primo cittadino uscente che non le va molto a genio. Ma andiamo con ordine.

Anzitutto, Fraboschi, cosa l’ha spinta a mettersi in gioco, peraltro direttamente come aspirante sindaca?

«Sono stata da sempre – spiega la portacolori de “La Ninfea” – l’animatrice di questo nuovo progetto per Riva e, con un po’ di presunzione, ritengo di avere le argomentazioni per portare avanti questa battaglia».

Inizialmente “La Ninfea” era nell’alveo del centrodestra, con Cristina Santi. Poi qualcosa si è rotto e si è arrivati alla corsa solitaria. Che è successo?

«Semplicemente quando ho proposto di porre la Miralago al centro del rilancio cittadino loro mi hanno detto di no».

Dunque conferma che il tema per lei prioritario è la riqualificazione della Miralago?

«Assolutamente. È un punto cruciale portarci un’università legata ai temi dell’ambiente, del clima e del territorio. Il rilancio di Riva può passare solo dall’istruzione. Dalla Miralago, recuperando il compendio pur mantenendo l’estetica ottocentesca, si può ricostruire il futuro della città. L’università porta i giovani, i giovani portano energie, il centro città riprende vita e la città lavora tutto l’anno. Un progetto per il quale chiedere un finanziamento europeo. Un progetto ambizioso ma in linea con gli inviti dell’Unione Europea e di Mario Draghi. Stiamo diventando ignoranti come capre. Bisogna rimediare».

Realisticamente, qual è il vostro obiettivo elettorale?

«Ci basterebbe essere l’ago della bilancia. Risultare decisivi in caso di ballottaggio».

Decisivi a favore di chi?

«Il dialogo va bene con tutti, ma io sono sfavorevole all’attuale amministrazione, dunque a Mosaner. Contro di lui tra i favoriti c’è un centro e c’è una destra».

Come si colloca politicamente “La Ninfea”?

«Non si colloca. Siamo apartitici, non ci troviamo con nessuna delle forze in campo. Ciononostante, siamo molto politici e abbiamo le idee chiare».

Per esempio?

«Per esempio non possiamo più permettere che il centro storico abbia certi obbrobri, come palazzo Riccamboni in via Florida e casa Vivaldelli in viale Roma. A Milano Sala fa impacchettare tutti i palazzi brutti. Dobbiamo fare la stessa cosa anche noi. Altrimenti i turisti si spaventano: il centro storico è un bene comune e va fatto rispettare».

A proposito di “forestieri”, lei, modenese con carriera lavorativa a Milano, è una rivana acquisita. Ci racconti un po’ della sua storia e del suo rapporto con la città.

«La famiglia di mio marito era proprietaria dell’hotel Sole, dal 1953 al 1996. Quindi io venivo tutti gli anni da quando ho conosciuto mio marito, dalla seconda parte degli anni Settanta. Poi mio figlio passava tutte le estati qui e io c’ero spessissimo. La residenza l’ho presa nel 1996. Nel 2000 ho comprato qui un appartamento per mia madre che era rimasta sola ed era cardiopatica, nella convinzione che per lei vivere a Riva fosse certo cosa migliore che non stare a Novi di Modena con le zanzare, la nebbia e l’umidità. Nel frattempo mi sono avvicinata definitivamente alla città. Ho tentato moltissime volte di mettermi in contatto con l’amministrazione comunale per dare spunti e suggerimenti. Vedevo che Riva deperiva ma era impossibile parlare con loro. È come essere in una realtà medievale: l’amministrazione è una roccaforte chiusa in sé stessa e questo può solo portare danno alla cittadinanza. Per anni sono stata a guardare, ma poi mi sono incavolata alla grande guardando i Consigli comunali e ho deciso di scendere in campo per provare a smuovere qualcosa».













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