«Fornirò ai cittadini mascherine da usare per uscire di casa» 

La decisione del sindaco Betta. Da lunedì via alle procedure per aiutare le strutture sanitarie Ma l’obiettivo è acquistarne 20 mila per la cittadinanza: «Così sarà meno pericoloso circolare e sarà possibile allentare le misure restrittive». Fondazione in trincea: cerca nuovi infermieri e oss


Gianluca Ricci


Arco. «Da lunedì ho intenzione di attivare le procedure per acquistare a spese del Comune di Arco qualche migliaio di mascherine da mettere a disposizione delle strutture sanitarie della città»: così ha dichiarato il sindaco Alessandro Betta, preoccupato per la situazione che rischia di venirsi a creare all’ospedale, nelle case di cura e nelle case di riposo. «Grazie ad un canale privilegiato con la Cina attivato da Roberto Stefani e dagli alpini – ha spiegato – siamo già riusciti ad ottenerne qualche migliaio, già messe a disposizione delle strutture cittadine. Ma il mio obiettivo è quello di fare in modo di acquistarne subito almeno 20 mila, numero minimo con cui dotare di questo presidio sanitario tutti i cittadini di Arco, oltre che le strutture sanitarie». Betta ha infatti un progetto in testa, che punta a superare la situazione di emergenza per indagare i possibili scenari del post-contagio.

Le contromosse

«Non posso nascondere che sono preoccupato – ha aggiunto il primo cittadino – perché se continuiamo a limitarci a gestire l’emergenza, faticheremo sempre più a superarla. Serve una strategia: quella pre-contagio è stata a mio modo di vedere folle, visto che si sono tenuti aperti gli impianti da sci fino all’ultimo momento; quella in corso è magari corretta, ma decisamente costrittiva, tanto che personalmente io non avrei chiuso parchi e giardini né avrei abbassato le saracinesche dei supermercati la domenica. Quella post-contagio a mio modo di vedere dovrebbe prevedere l’obbligo per tutti coloro che escono di casa di indossare la mascherina: se dobbiamo rimanere a casa è perché siamo considerati tutti potenziali untori, quindi, uscendo, possiamo evitare di esserlo solo con un’adeguata protezione», ha proseguito Betta. L’intenzione è ora quella di stringere specifici accordi con i gestori dei supermercati cittadini in modo da permettere l’accesso ai negozi solo a chi sarà dotato di guanti e mascherina. «Non ho alcuna intenzione di modellare le norme provinciali a nostro uso e consumo – ha concluso il sindaco di Arco – le direttive è giusto che siano uguali per tutti, ma là dove possono esserci spazi di autonomia è opportuno che proviamo a sondarli. Una volta che tutti saranno obbligati ad usare la mascherina in presenza di altre persone, sarà meno pericoloso allentare le misure più restrittive e provare a tornare alla normalità».

In via Strappazocche

La Fondazione Comunità di Arco è uno degli avamposti della guerra asimmetrica contro il Covid-19: nella trincea di via Strappazocche il personale, pur se decimato, sta combattendo con tutte le sue forze per garantire agli ospiti servizi adeguati e, al tempo stesso, per evitare contagi che potrebbero rivelarsi drammatici. Più di trenta sono infatti i dipendenti della struttura che si sono dovuti assentare dal lavoro, la maggior parte dei quali impegnati in prima linea nell’assistenza diretta: «Il 40% del personale che lavora in reparto è oggi indisponibile – ha detto il presidente Paolo Mattei – ma grazie alle strategie organizzative della direzione e alla straordinaria abnegazione di chi è rimasto al suo posto siamo ancora in grado di assistere gli ospiti secondo gli standard previsti. Certo, in queste condizioni lavoriamo dando quello che possiamo dare».

L’annuncio

Nessuno è ancora attrezzato per i miracoli e anche la Fondazione deve fare i conti con gli strumenti a sua disposizione. Ecco perché ieri ha pubblicato un annuncio con il quale ricerca infermieri e operatori socio-sanitari, a cui offre un contratto di sei mesi con inizio immediato (per informazioni, scrivere a info@fcda.it). «Oggi riusciamo a resistere – ha aggiunto Mattei – ma non sappiamo come evolverà la situazione: gli operatori al lavoro sono sovraccarichi, hanno bisogno di riposo e non sempre i turni riescono a garantirne a sufficienza. Bisogna che a Trento prendano in mano la situazione e cerchino di intervenire prima che ci troviamo in piena emergenza».

Problemi ci sono anche per reintegrare le riserve di mascherine, che si stanno inesorabilmente esaurendo: quelle di massima protezione sono già finite e per il momento il personale si sta arrangiando con quelle chirurgiche. «Con grandissima fatica – ha detto Mattei – eravamo riusciti a farcene arrivare un po’ dalla Cina, un po’ le avevamo realizzate in casa, ma ne serve una quantità superiore a quelle di cui disponiamo».

Le comunicazioni con l’esterno

Difficile, in queste condizioni, riuscire a garantire un collegamento costante con i familiari degli ospiti, che spesso lamentano l’impossibilità di accedere ad un referente che possa aggiornarli sulle condizioni di salute dei loro cari. Quello che la Fondazione garantisce è la comunicazione di una eventuale positività: prima viene inoltrata all’azienda sanitaria e il giorno dopo ai parenti, secondo quanto previsto dal protocollo, anche se i tamponi per le verifiche vengono centellinati e dunque si fatica anche su questo versante. «Oggi come oggi – ha concluso Mattei – stiamo facendo molto più di ciò che si può umanamente pretendere: da soli rischiamo di non farcela».

Il buon cuore della Polisportiva

Da segnalare, infine, che la Polisportiva San Giorgio Ugo Bike ha già destinato 3mila euro alla sanità locale: dalle parole ai fatti.













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