Arco ancora in lutto: è morto l’ex sindaco Mantovani 

La scomparsa. Dopo Marchi e Filippi la comunità arcense perde un altro punto di riferimento: avvocato, giudice  conciliatore, ha anche guidato il Comprensorio C9. È deceduto a Trento all’età di 83 anni, I funerali venerdì in Collegiata


Gianluca Marcolini


Arco. Spietato e crudele, il destino continua a vessare la comunità arcense, togliendole uno dopo l’altro i propri punti di riferimento. In un anno già tormentato dagli addii ad Albino Marchi e Bepi Filippi, Arco piange adesso la scomparsa di Eugenio Mantovani, sindaco per un triennio, dal 1995 al 1998, commissario alla guida del Comprensorio C9 (dal 1995 al 1996), giudice conciliatore, dirigente provinciale, capo della segreteria del presidente Grigolli, avvocato, ambientalista. Se ne è andato all’età di 83 anni, arresosi a uno stato di salute che fino a poco tempo fa non aveva impensierito, né dato motivi di preoccupazione, ma poi minato da un improvviso malore che lo ha costretto al ricovero in una struttura ospedaliera trentina, dove è deceduto, martedì pomeriggio, per l’aggravarsi del quadro clinico.

Eugenio Mantovani viveva principalmente a Trento, nella sua abitazione di Villazzano, ma continuava a mantenere la residenza ad Arco dove veniva a rifugiarsi nella tranquillità della sua casa di Laghel. La notizia della sua scomparsa ha impiegato alcune ore a giungere ai piedi del castello, ma a metà della mattinata di ieri quella che era, inizialmente, una timida voce aveva già abbandonato ogni incertezza gettando nello sconforto la comunità arcense.

Mantovani avrà per sempre un posto speciale nella storia di Arco. Se l’è guadagnato con la vittoria alle elezioni comunali nel giugno del 1995, capeggiando la coalizione di centrosinistra composta da Democratici popolari, Pds, Civica e Unione per Arco. Vinse al ballottaggio la sfida con Ruggero Morandi, l’allora sindaco uscente del post Morandini, sostenuto da Ad, Patt e Lega Nord. Fu la prima elezione di un sindaco arcense col sistema maggioritario, votato direttamente dalla popolazione. Fino a quel momento i sindaci venivano eletti dai consiglieri comunali.

A puntare su Eugenio Mantovani furono soprattutto gli ex comunisti, che lo scelsero convinti dal curriculum e dalla personalità dell’uomo. Gli stessi che poi, tre anni più tardi, ne determinarono la caduta, levando il proprio sostegno e portando il sindaco alle dimissioni, nel giugno del 1998, ma solo dopo un rimpasto voluto dallo stesso Mantovani per togliere a Marco Perini (Pds) i “galloni” di vice e affidarli a Renato Veronesi (Democratici popolari, ex Dc) che traghettò il Comune fino alle elezioni del 1999, dando così avvio alla sua lunga esperienza alla guida del municipio.

La conclusione anticipata del suo mandato di sindaco ne determinò anche la fine della carriera politica, eccezion fatta per una candidatura (più che altro “simbolica”) con Gloria Mirri, nel 2005, nella lista (tutta al femminile) “Il Castello”. Qualche anno più tardi il ritorno sulla scena pubblica, aiutando la causa ambientalista del Comitato salvaguardia dell’olivaia.

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