Tenno, rinasce la “filo” e sogna: «Ridaremo vita al teatro» 

Il progetto. Dagli anni Sessanta la comunità non aveva più un gruppo che calcasse le scene Ora ecco “La Voojce di Babele” che apre le porte a chi vuole animare il vecchio Don Bosco


KATIA DELL’EVA


Tenno. È circa dagli anni ’60 e dall’arrivo delle televisioni nelle case che Tenno non ha una sua compagnia teatrale attiva, ma da alcuni giorni a questa parte, il sogno e il progetto di un teatro di comunità è tornato a vivere. Il merito va a una filodrammatica dal nome un po’ particolare “La Voojce di Babele” (letto “La vois”, in una forma un po’ francesizzante di “la voce”), che, costituitasi lo scorso ottobre, ha debuttato nei giorni scorsi. «Questo strano nome nasce dall’unione dei nomi dei setti membri del direttivo - spiega la segretaria, Jacqueline Calacoci - il mio, quindi, accanto alla presidente Elena Berti, alla vicepresidente Veronica Guella, alla direttrice artistica Claudia Baroni, a Orietta Marocchi, Arianna Berti e Oscar Stanga. La nostra voce si dovrà unire a quella di chiunque vi voglia partecipare, in un incontro di generazioni, tra passato e presente, ma anche di discipline».

Obiettivo primario della neonata filodrammatica non è soltanto quello di mettere in scena delle operette, in italiano e in dialetto, ma anche e soprattutto coinvolgere attivamente la cittadinanza, sia nel fare scenografie, nello scrivere testi e poesie, o nel suonare musiche. «Il punto focale - chiarisce Calacoci - è infatti quello di ridare vita a un teatro, il Don Bosco, che, fondato nel 1954 dalla volontà di don Zadra, allora parroco, e con il finanziamento degli stessi tennesi, risulta oggi, escluse un paio di manifestazioni l’anno, praticamente deserto». Un edificio fisico che, a partire dalla recitazione e oltre ad essa, permetta allora di convergere a più realtà – i bambini, i ragazzi, ma anche quegli anziani che lo vissero nel tempo di suo massima attività -, residenti o meno. «Nella serata di presentazione di “La Voojce”, oltre al sindaco Giuliano Marocchi e al parroco Giancarlo Girardi - racconta la segretaria - erano presenti molti giovani, che hanno danzato e suonato, ma anche alcuni ex-attori di 70 anni fa, che ci hanno raccontato la loro esperienza in un’intervista multipla e ci hanno donato molte fotografie ricordo, raccolte in un video e in una piccola mostra espositiva. Ecco, questo è esattamente il senso a cui aspira la nostra compagnia - conclude - dar voce a tutti, qualunque linguaggio ciascuno prediliga per esprimere se stesso».













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