Omicidi veri e immaginati: è l’Arco “noir” di Camillo Ischia
Arco. «Questa è la mia 144ª presentazione di un libro e vi assicuro che si colloca tra le prime 3 in termini di divertimento e ottimo prodotto». Così ha concluso il suo intervento Carlo Martinelli...
Arco. «Questa è la mia 144ª presentazione di un libro e vi assicuro che si colloca tra le prime 3 in termini di divertimento e ottimo prodotto». Così ha concluso il suo intervento Carlo Martinelli introducendo il primo romanzo noir di Camillo Ischia, presentato alla libreria Cazzaniga di Arco stracolma di persone per l’occasione. Un complimento veramente lusinghiero arrivato dopo una presentazione spettacolo orchestrata dall’associazione Araba Fenice, che è anche l’editore de “Il mestiere del detective. Storie nere ad Arco e dintorni tra realtà e fantasia”, che ripercorre gli anni ’70 ad Arco tra gruppi di sinistra, cineforum del Circolo di Cultura Popolare, la redazione del giornale Alto Adige con un certo Bepi (come non pensare a Bepi Filippi!), omicidi veri al Sayonara e immaginati, il tutto accompagnati da un investigatore scorbutico, Piero Bortolotti con un passato in Polizia a Padova.
Rosanna Sega ha letto alcuni stralci per rendere il clima e i luoghi di allora, uno su tutto Villa Igea e il bar che la sinistra di allora aveva iniziato a gestire. Clima che è stato richiamato anche dalla postfazione di Augusto Tamburini, che ha elogiato Ischia come un poeta contadino. Martinelli, responsabile della pagina libri del Trentino e libraio da sempre, ha insistito sull’ottima qualità di questo “giallonongiallo, noirnonnoir“, chiedendo se per caso Ischia avesse un seguito da tirar fuori dal cassetto. E la domanda ha avuto una veloce risposta: certo, Camillo Ischia ha pronto un altro romanzo giallo! E il genere giallo è il suo preferito perché ti lascia libertà di scrivere di altro, come “Nel mestiere del detective”, quando ammette le posizioni velleitarie della sinistra extra parlamentare alla quale non interessava far tornare i conti quando organizzava concerti o altre iniziative culturali. Insomma questo romanzo potrebbe essere anche un breve manuale con la storia di una generazione, quella degli anni ’70, che ha perso ma che aveva ragione, come ha ribadito Martinelli. La conclusione di Ischia è stato un elenco esilarante di cosa lui non è: non sono social, non mi piace viaggiare, non vado a riunioni politiche, non scrivo con il computer, non faccio jogging, non faccio sport, ecc. Però una cosa è certa: gioca a Risiko da trent’anni alla Beppa Giosef ed è stato il protagonista della storia quasi cinquantennale del Circolo di Cultura Popolare, vero relitto preistorico sopravvissuto con orgoglio a tutto. Anche a sé stesso.
©RIPRODUZIONE RISERVATA