Trentino, i rubinetti del credito si riaprono: 150 milioni di euro in più alle imprese
Tuttavia, la ripresa non è uniforme: le aziende con più di 20 addetti hanno visto crescere i finanziamenti dell'1,5% (+8,2 miliardi), mentre le microimprese con meno di 20 dipendenti hanno subito una contrazione del 2,8% (-2,7 miliardi)
TRENTO. Dopo 28 mesi di stretta creditizia, anche in Trentino le banche hanno ricominciato a finanziare le imprese. Tra dicembre 2024 e luglio 2025, lo stock di prestiti erogati alle attività economiche della provincia di Trento è aumentato di 148,8 milioni di euro, raggiungendo quota 9.353,6 milioni complessivi. Un incremento percentuale dell'1,6% che colloca il capoluogo al 33esimo posto nella classifica nazionale stilata dall'Ufficio studi della CGIA di Mestre.
Un segnale positivo, in controtendenza rispetto a quasi metà delle province italiane che ancora non vedono tornare la liquidità. Il Trentino-Alto Adige nel suo complesso, considerando anche Bolzano che ha registrato un +1,4% (+231,8 milioni), si posiziona al settimo posto tra le regioni italiane con una crescita complessiva di 381 milioni di euro e un tasso di incremento dell'1,5%. Un dato che proietta il territorio alpino nella fascia medio-alta della graduatoria nazionale, ben al di sopra della media italiana ferma allo 0,9%.
La ripresa del credito arriva dopo una lunga fase di restrizione che aveva messo in difficoltà molte realtà imprenditoriali del territorio. L'inversione di tendenza registrata a partire dall'estate scorsa è dovuta principalmente a due fattori: il calo delle sofferenze bancarie e la riduzione dei tassi di interesse decisa dalla Banca Centrale Europea, che hanno ricreato un clima di fiducia tra istituti di credito e mondo produttivo.
A livello nazionale, lo stock complessivo di prestiti alle imprese è tornato a quota 647 miliardi di euro, con un incremento di 5,5 miliardi rispetto a fine 2024. Tuttavia, la ripresa non è uniforme: le aziende con più di 20 addetti hanno visto crescere i finanziamenti dell'1,5% (+8,2 miliardi), mentre le microimprese con meno di 20 dipendenti hanno subito una contrazione del 2,8% (-2,7 miliardi). Un dato preoccupante, considerando che questa categoria rappresenta il 98% delle imprese italiane e dà lavoro al 55% degli occupati nel settore privato.
La classifica nazionale vede ai primi posti Aosta (+18,3%), Trieste (+12,8%) e Oristano (+9,2%), mentre tra le grandi città economiche spiccano Roma (+4,1%) e Milano (+2,2%). In negativo preoccupa il Veneto, che continua a perdere credito dal 2011, con un calo di 868 milioni di euro (-1,4%) negli ultimi sette mesi. Un dato che risente ancora della scomparsa di importanti istituti bancari territoriali come Veneto Banca e la Popolare di Vicenza.
Per il Trentino, la sfida ora è consolidare questa tendenza positiva e fare in modo che la ritrovata disponibilità delle banche arrivi anche alle realtà più piccole, che costituiscono l'ossatura del tessuto produttivo locale. Solo con un adeguato accesso al credito, artigiani e piccoli imprenditori potranno continuare a valorizzare quel Made in Italy di qualità che caratterizza le produzioni alpine.
La stabilità economica e la fiducia ritrovata rappresentano un'opportunità per rilanciare gli investimenti e creare nuova occupazione, ma sarà fondamentale monitorare che questa ripresa sia davvero inclusiva e non lasci indietro le realtà imprenditoriali di minori dimensioni.