IL CASO

«È un rischio il doppio contagio per la quarantena a scuola» 

Genitori e sindacati contro la decisione della Provincia di isolare una classe solo se si registra il secondo caso. Grosselli: «Misura che non ha senso in questo momento»


Ubaldo Cordellini


Trento. A sindacati e genitori l’idea della giunta provinciale di mandare le classi scolastiche, fino alla terza media, in quarantena solo a partire da due casi di positività non è piaciuta per nulla. Ieri sul web, sui gruppi di genitori e sui singoli profili, in molti hanno preso posizione contro questa idea. La giunta ha deciso, anche per non far saltare il lavoro di tracciamento dell’Apss, che con un solo caso le classi fino ai 13 anni non andranno in quarantena. Questo perché si ritiene che il rischio di contagio sia più alto alle superiori, con i ragazzi che vanno da soli a scuola in autobus e, quindi, possono diffondere più facilmente il virus. Per molti, però, questo è un pericoloso abbassamento della guardia in un momento in cui il tasso di contagio è molto alto, anche se inferiore significativamente a quello di altri territori. Andrea Grosselli, segretario della Cgil è stato durissimo con un post su Facebook nel quale ha spiegato che allentare le misure adesso può avere solo uno sbocco: il lockdown: «Non capisco: se le cose stanno peggiorando, perché riduciamo le precauzioni? Se in classe aspettiamo che si contagino in due per attivare la quarantena, invece che una famiglia, saranno due quelle dove si diffonde il Covid. Così si innalza Rt e il contagio cresce. A me pare che questo avvicini il lockdown, invece di allontanarlo... Anche perché il tasso Rt è già molto alto. Con un valore di 1,5 il ritmo di diffusione si impenna e non siamo neppure a metà autunno. Se vogliamo evitare la chiusura di scuole e attività economiche dobbiamo innalzare ora le precauzioni. Perché dire che Rt è più basso di altri non significa nulla. E agire quando l'ospedalizzazione raggiungesse livelli elevati vorrebbe dire solo una cosa: lockdown». Poi il segretario della Cgil aggiunge: «Averebbe forse avuto un senso prevedere una misura del genere a settembre, ma adesso con la situazione in peggioramento, certo non ha alcun senso.Il problema è il tasso di contagio, il famoso Rt. Fugatti dice che è più basso che in altri territori, ma l’importante non è questo. L’importante è che il tasso sia saldamente sotto l’1, mentre ora è all’1,5. Così si avvicina il lockdown e noi non possiamo permettercelo».

Pietro Di Fiore della Uil Scuola è ancora più netto e cita alcuni esempi recenti: «Il fatto è che molte misure sulla scuola non sembrano dettate dal buon senso. Nei giorni scorsi al Maria Curie alcuni studenti sono stati trovati positivi e le loro classi di appartenenza sono state messe in isolamento fiduciario. Ma la stessa cosa non è stata fatta per gli insegnanti, come previsto dal protocollo. Solo che questi insegnanti hanno continuato a fare il loro lavoro girando per l’istituto e andando anche in altre classi. Ora uno di loro è risultato positivo e in questi giorni potrebbe aver contagiato anche altre persone. Questo per una norma che non ha senso. Sono cose come questa che amplificano il contagio nelle scuole che a settembre, invece, sembrava contenuto. Ora ci vuole un nucleo sanitario se non in tutte le scuole almeno per un gruppo non grande. Un nucleo che possa fare anche i tamponi antigenici ai compagni di un ragazzo positivo». Maurizio Freschi della consulta dei genitori aggiunge: «Ci sono molti problemi sui tamponi, sul tracciamento e sulla gestione delle comunicazioni da parte dell’Apss. E non si risolvono semplicemente alzando la soglia per mandare in quarantena le classi».













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