Libri, media e politica sull'orlo del precipizio

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Evviva Antonio Manzini. Evviva Antonio Manzini perché, con il nuovo Sull'orlo del precipizio (leggi l'intervista di Ansa.it) ci ha fornito una straordinaria prova di maturità letteraria, affrancandosi un po' dal personaggio del vicequestore Schiavone, che lo ha disvelato al grande pubblico, arricchendo la sua prosa con l'arte del paradosso e un'abilità descrittiva che non gli conoscevamo. Lo ha fatto ispirato dal caso Mondazzoli, la fusione che ha cambiato volto all'industria editoriale italiana. Le solite anime belle obbietteranno che la situazione tratteggiata da Manzini nel suo gustosissimo racconto - l'autore di bestseller che consegna il suo capolavoro alla casa editrice e, di lì a qualche giorno, dopo una fusione analoga a quella avvenuta realmente in Italia, si ritrova due agenti immobiliari come editor, una tagliatrice di teste come responsabile della narrativa italiana, un "codice prodotto", scadenze fisse e gusti dei lettori rigorosamente da rispettare - è, appunto, un paradosso. Non conosciamo così da vicino le logiche di Mondadori e Rizzoli - ma una vaga, triste idea, in questi anni, ce la siamo fatta... - e quindi non siamo in grado di dispensare certezze. Quelle le abbiamo in merito al mondo dei giornali, nel quale dinamiche come quelle denunciate da Manzini - l'omologazione delle notizie, la rincorsa ai gusti dei lettori, micidiale quando operata attraverso i social network, la quasi definitiva rinuncia alla ricerca di voci discordanti, per non parlare delle razionalizzazioni e del contenimento dei costi - ormai da almeno un decennio costituiscono la stella polare più o meno occulta di qualsiasi piano editoriale. Alle leggi del mercato il mondo dei media si è piegato da tempo. E la politica - solo quella italiana? - lo aveva fatto ancora prima, forse già all'indomani di Tangentopoli, quando un sistema in crisi non trovò nulla di meglio da fare che decidere di non decidere più nulla, derogando al principio della democrazia rappresentativa senza aprire le porta ad una vera compartecipazione da parte dei cittadini, rispondendo ai sondaggi con la demagogia, alle emergenze con gli annunci. La politica è diventata così mercato ben prima dei media. Che però l'hanno ben presto raggiunta. Ora tocca ai libri. Ha ragione Manzini, siamo sull'orlo del precipizio. O ci siamo già sprofondati?













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