La Nazionale della libertà



Gli aggettivi vanno usati con parsimonia. Ma dopo aver letto d’un fiato Euzkadi. La nazionale della libertà non ci si può esimere: quello di Edoardo Molinelli per Hellnation libri (un anno fa la prima edizione, ma ora siamo già alla ristampa: buon segno) è di gran lunga uno dei testi migliori usciti da molti anni a questa parte. La sua è la storia mai raccontata della selezione basca di calcio: una squadra antifascista come ricorda il sottotitolo di questo saggio denso e documentato come pochi. Chapeau dunque per Molinelli, classe 1981, che scrive di calcio e politica su Minuto78 ed è innamorato del Paese Basco e dell’Athletic Bilbao. E grazie per averci fatto conoscere tutti i protagonisti di una vicenda straordinaria, che fu solo in parte sportiva per diventare invece testimonianza viva e militante di un’epoca.  Siamo nel biennio 1937-39, durante la feroce guerra civile di Spagna. La compagine calcistica che rappresentava i Paesi baschi diventa protagonista di una delle più incredibili avventure mai vissute da una squadra di calcio. Dapprima scende in campo in Francia per raccogliere fondi da destinare alle vittime di guerra. Poi l’Euzkadi si impegna in una lunga tournée, per sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alla causa basca e alla minaccia fascista del generale golpista Francisco Franco. Dall’Unione Sovietica a Cuba, dall’Argentina fino in Messico, l’equipo de hermanoseuzkadi, come si definiva l’Euzkadi, scrive attraverso il calcio pagine di resistenza, disubbidienza civile e impegno. Una storia di grande passione sportiva e politica,  sconosciuta ai più. E per questo il libro di Molinelli ha meriti ulteriori. Certo, l’esito è noto: il fascismo vinse e la Nazionale della libertà svanì. La gran parte dei suoi giocatori troverà riparo  in Messico. Lì muore, nel 1983, il leggendario Gregorio Blasco, il portiere dell’Euzkadi, che arrivò anche a giocare cinque partite con la nazionale spagnola, dove il numero 1 indiscusso era l’ancora più leggendario Zamora. Non si dimentica Blasco, soprannominato el Eletricista perché indossava guanti simili a quelli usati dagli elettricisti per maneggiare i cavi.













Scuola & Ricerca

In primo piano