L'irresistibile tentazione di un laghetto ghiacciato



Non avete idea del fascino misterioso (e della tentazione irresistibile) che un lago ghiacciato d'alta quota esercita su chi è abituato a poggiare il piede sull'asfalto.

Sei lì, con un piede saldo sul terreno e l'altro teso verso lo specchio gelato, con una sola domanda in testa: tiene? Non avendo di meglio da fare, afferri un grosso sasso, lo lanci al centro dell'acqua per vedere che succede. Poi un altro. Lo schianto secco (e la pietra che resta a galla) ti rassicurano. Quindi, timidamente, ti avventuri verso il centro del lago e resti a bocca aperta di fronte allo spettacolo che si presenta sotto i tuoi piedi: galassie di bolle d'aria (bellissime) intrappolate dentro al ghiaccio attraversato da inquietanti fenditure. Disegni (e colori) che ad un occhio esperto racconterebbero molte cose sulla resistenza e sullo spessore del ghiaccio mentre tu – abituato ad appoggiare il piede sull'asfalto senza alcuna esitazione – sei tormentato da quell'unica domanda: tiene? E quei rumori che si diffondono nell'aria (esatto: il ghiaccio parla) non fanno che aumentare la tua inquietudine.

L'altro giorno il termometro segnava 12 gradi sotto zero ai 1.900 metri di quota del passo San Pellegrino, sulle rive di un laghetto che poche volte abbiamo avuto l'occasione di vedere gelato, poiché d'inverno è sempre ricoperto di neve. Ai margini del lago c'erano alcune famiglie affascinate da quello specchio lucido, incapaci però di “prendere il largo”. Di fronte a un lago gelato c'è sempre qualcuno che tira fuori storie di tempi antichi, di quando sui laghi di montagna atterravano gli aerei e si muovevano camion e trattori. Noi invece abbiamo tirato fuori i pattini e il laghetto d'alta quota si è presto popolato. Non avete idea di quanto la “riprova sociale” (così la chiamano gli psicologi) sia superiore alle paure. Quanto a noi, molto semplicemente, sapevamo soltanto che anche a finirci dentro in quel lago si tocca con i piedi.

Comunque il ghiaccio era durissimo, spesso almeno quindici centimetri, e ci siamo divertiti per più di un'ora finché – vinti dal gelo – ci siamo riscaldati con una cioccolata, secondo la migliore tradizione degli inverni semplici, quelli raccontati da Charles Schulz l'autore di Snoopy che d'inverno indossa sciarpa, berretto e si diverte sul laghetto con la sua stecca da hockey. Un'altra montagna è possibile. Anzi, ce l'abbiamo ogni giorno sotto gli occhi.













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