Falce, calcio e martello



Anni Sessanta del secolo scorso. Il decennio che segna l'avvento televisivo di sua maestà il calcio. Niente di lontanamente paragonabile all'invasione massiva di oggi, solo il primo romantico diffondersi, con tremolanti immagini in bianco e nero, di filmati che parlano di squadre e giocatori lontani. Brevi spezzocopertinani, carboneria televisiva. E il ricordo di una maglia dai tratti epici, quasi leggendari. Rossa, una scritta sul petto: CCCP. Che si trattasse della trascrizione cirillica di URSS, Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, lo si sarebbe scoperto dopo. Ai ragazzi italiani di allora, che nei cortili inseguivano il pallone sognando di imitare Mazzola e Pascutti, Rivera e Sivori, veniva più facile una traduzione del tutto improbabile, dai tratti squisitamente popolari. CCCP, ovvero Col C... Che Perdiamo. Bene, se la nostalgia canaglia vi attanaglia ancora o se invece, nati dopo il crollo del Muro, volete comunque saperne di più, un agile libro fa per voi. Un bignami del calcio ai temi del socialismo reale, dal titolo inequivocabile: "Calcio e martello". Sottotitolo: storie e uomini del calcio socialista. Lo hanno scritto Fabio Belli e Marco Piccinelli, edizioni Rogas. Cinque svelti capitoli per incontrare la leggenda delle leggende del calcio al di là del Muro: Lev Yashin che - avvertono gli autori - morì sovietico, non semplicemente russo. Eppoi Eduard Streltsov, il Pelé sovietico, lo Spartak Mosca, la squadra della classe operaia, la grande Ungheria del 1954 e, ancora, un salto a Monaco '74, quando la DDR, la Germania dell'Est batte quella dell'Ovest - comunismo vs capitalismo - con un gol di Sparwasser a tal punto importante che al Minuto Settantotto, il momento nel quale la rete fu segnata, sono dedicati siti web e racconti. Ma c‘è spazio anche per Gadocha, forse troppo generosamente accreditato come Garrincha polacco e per quei calciatori occidentali che alzavano il pugno chiuso, da Paolo Sollier a Paul Breitner al Dottor Socrates. Infine, Lobanovskj, il calcio nella Jugoslavia di Tito, Croazia vs Serbia e Dave Mulholland, americano che rimase a giocare in URSS. Compagni in campo.













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