mobilità green

Da tre regioni per dire no alla ciclovia del Garda

Il “Coordinamento interregionale per la tutela del Garda” nasce per «contrastare le incongruenze e le criticità emerse sul progetto della ciclovia di tutto l’anello Interregionale» 



LAGO DI GARDA. La realizzazione di una via di comunicazione “green” per definizione come una pista ciclabile, giustifica un impatto ambientale diverso rispetto a quella di una comune strada o di una villetta? Non è una domanda peregrina, perché proprio l’essere al servizio di una modalità di turismo più ecosostenibile di altre ha reso agli occhi di molti accettabile la ciclovia del Garda. Che almeno in ampi tratti del suo tracciato nella parte nord del lago ha comportato la realizzazione di una balconata panoramica a qualche decina di metri di altezza, che guardata dal punto di vista del paesaggio può anche far inorridire.

Visto da quella ciclabile, il Garda è bellissimo. Visto dal lago o dall’altra sponda, con quella ciclabile è molto meno bello di prima. Per porre criticamente la questione è nato giovedì scorso a Gardone Riviera, nella ex sede della Comunità del Garda ora di proprietà privata, il “Coordinamento interregionale per la tutela del Garda”.
A dargli vita numerose associazioni di tutela ambientale di Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige: le Tre Regioni cui appartiene amministrativamente il Lago più grande d’Italia. Lo scopo è molto esplicito: il Coordinamento nasce per «contrastare le incongruenze e le criticità emerse nelle diverse analisi effettuate sul Progetto della Ciclovia di tutto l’anello Interregionale».

«Il coordinamento - spiega una nota che segna anche il suo primo atto concreto - non vuole essere solo di supporto alle già molteplici associazioni di tutela delle varie Regioni, ma anche lo strumento di partecipazione per liberi professionisti, enti locali, associazioni di diverse categorie e portatori di interessi diffusi, per condividere e realizzare progetti anche su vasta scala, nell’ottica, appunto, della collaborazione e partecipazione. Un esempio fra tutti: nel progetto della ciclovia del Garda si è riscontrata la carenza o assenza dello Studio della Mobilità e di approfondite indagini geologiche. Aspetti questi di particolare rilevanza per l’esecuzione di un progetto sicuro, efficace, ecosostenibile utile alla collettività, che, se carente in alcuni tratti, può sviluppare ricadute negative anche nei tratti successivi».

«Un buon progetto deve tener conto delle esigenze della cittadinanza, dell’economicità turistica e del rispetto del paesaggio. Come sostiene l’articolo del professor Paolo Pileri del Politecnico di Milano esperto in mobilità lenta: “Una ciclovia nasce nell'ambito della mobilità sostenibile ed ecologica. L'impatto ambientale della ciclovia del Garda è enorme sotto tutti i punti di vista.
E qui sta un punto cruciale del discorso: in nome della ciclabilità è legittimo manomettere così pesantemente il paesaggio? La supponenza delle ingegnerie stradale e geotecnica (perché di questo alla fine si tratta) possono permettersi qualsiasi cosa solo perché si tratta di una ciclabile? In nome del “prodotto bike sul Garda” (...) si può scavalcare qualsiasi limite etico, ambientale e paesaggistico e pure di finanza pubblica?

Le alternative esistono, sia via lago sia via terra, recuperando sentieri e strade minori collinari e montane. Basta volere e cercare. Nessuno vuole interrompere la ciclabilità, ma solo pensarla diversamente. Si può fare. Nel primo incontro del Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda ci si è posti più domande: «Cosa succede al traffico già pesantemente al collasso con gli effetti della riduzione delle larghezze di carreggiata e negli attraversamenti continui e pericolosi di pedoni e cicli? Sono consapevoli tutti che quella in progettazione sarà una ciclabile frequentata anche da pedoni? Come mai non è stata presa in considerazione la via d’acqua coinvolgendo Navigarda, permettendo di realizzare collegamenti senza necessità di costruire i tratti a rischio idrogeologico e di più forte impatto ambientale, oltre a quelli pericolosi o con criticità?»

Sono domande non retoriche: il Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda nasce anche con l’intento di dare loro risposta, coinvolgendo la cittadinanza sensibile all’argomento, i liberi professionisti e gli Enti Locali, nonché le Regioni coinvolte. I grandi progetti - è la convinzione di chi si pone criticamente nei confronti della ciclovia non nella sua filosofia di fondo, ma nelle modalità scelte per realizzarla, possono essere attuati, ma nel rispetto del paesaggio e degli interessi di tutte le persone coinvolte. «Forse non è stato un caso - si conclude la nota - se il Coordinamento è nato proprio a Gardone Riviera nella ex sede della Comunità del Garda, poiché lo scopo delle comunità è quello di unire per promuovere il bene comune, in questo caso un bene prezioso come il Lago di Garda». Non sono ancora definite le prime iniziative pubbliche che metterà in campo il Coordinamento appena nato.









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