Trentin, la caduta e la “resurrezione” 

«Dopo l’incidente alla Roubaix sono ripartito da zero» 


di Maurizio Di Giangiacomo


Matteo Trentin ha trascorso a Montecarlo, assieme alla compagna Claudia ed ai figli Giovanni e Jacopo, il giorno successivo alla conquista del titolo europeo, sul traguardo di Glasgow. «Oggi la stanchezza si fa sentire», dice il nuovo campione continentale. La prestigiosa vittoria in terra di Scozia è arrivata a quattro mesi dalla brutta caduta patita dal 29enne di Borgo Valsugana alla Parigi-Roubaix. «E in questi 4 mesi sono riuscito a correre solo 15 giorni – spiega l’azzurro della Mitchelton-Scott – la lesione alla vertebra mi ha provocato uno stop più lungo di quello che osservo a fine stagione: nei primi 20 giorni, con il busto ed il dolore che non mi permettevano di muovermi né di riposare come avrei voluto, è stata durissima. Poi il male è passato ed ho cominciato a stare meglio, ma sono ripartito da zero».

Ecco perché il titolo europeo conquistato a Glasgow è un piccolo grande miracolo, per Matteo Trentin. Un capolavoro della squadra azzurra diretta dall’ammiraglia da Davide Cassani, un capolavoro di generosità del gregario Davide Cimolai, un capolavoro la volata dello stesso borghigiano. «A quel punto, ci voleva qualcuno che finalizzasse il lavoro – spiega ancora il valsuganotto – Scherzi a parte, sono davvero contento: Van der Poel ha vinto il titolo olandese su strada in volata, lui e Van Aert non andavano assolutamente sottovalutati. E quella di Glasgow era una volata “di gambe”, chi fosse il più veloce sulla carta contava solo fino ad un certo punto».

In quelle condizioni, al freddo, sotto la pioggia, su un percorso tecnico, contavano forse di più le doti da ciclocrossista che Trentin ha messo a frutto contro due signori ciclocrossisti che fuori strada non ha mai affrontato: «Forse ho visto correre Van Aert da Juniores quando io ero dilettante – racconta Matteo – A Glasgow certe doti sono emerse, non mi ha sorpreso trovarmi nel finale assieme a loro, a giocarmi la vittoria».

Nei quattro mesi tra la caduta della Roubaix ed il successo di Glasgow ha sempre creduto in se stesso, ma ammette di essersi demoralizzato. «Sono stato fortunato ad avere vicini Claudia, i bambini, la mia famiglia, i miei suoceri. Con uno stop così lungo il rischio d’ingrassare otto chili c’è e, a quel punto, sei tutto da rifare». Importante anche la figura del manager Manuel Quinziato. «Un amico, prima che un procuratore: quando mi sono fatto male e Claudia non poteva raggiungermi, è venuto lui in ospedale a Valencienne, non era una cosa scontata».

Domenica al Gp di Amburgo l’esordio di Matteo in maglia di campione europeo. Poi la Vuelta di Spagna, dove l’anno scorso stupì tutti conquistando quattro vittorie. E quest’anno? «Le tappe adatte ci sono e sono anche più di quattro – dice il borghigiano – ma da qui a dire che le vincerò tutte... Al via ci saranno di sicuro Sagan, Viviani e Nizzolo, forse Bouhanni e qualche altro velocista, una bella concorrenza».

Trentin esclude, invece, la sua partecipazione al Mondiale di Innsbruck. «A meno che alla Vuelta non dimagrisca quattro chili, ma è difficile!», scherza. E a quelli che sospettano che, alla fine, vinca un’altra volta Sagan risponde, così: «5.000 metri di dislivello, come un tappone del Tour de France, mi sembrano troppi anche per lui».

@mauridigiangiac. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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