Ciclismo

Moscon non teme le attenzioni dell’Uci: «Accuse infondate» 

Il presidente dell’Uci “vigilerà” sul caso della presunta “ vendetta” all’origine della caduta del rivale Reichenbach


di Luca Franchini


TRENTO. Gianni Moscon è uno dei corridori più attesi nella prossima stagione, che per il talento noneso in forza al Team Sky inizierà a Maiorca a fine gennaio. Nell’annata da poco conclusa, il forte atleta di Livo ha fatto parlare molto di sé, suo malgrado anche per qualche episodio che esula dall’ambito strettamente agonistico. Prima le frasi di stampo razzista rivolte al corridore della Fdj Kevin Réza durante un concitato sprint di gruppo al Giro di Romandia, con le scuse del caso. Poi l’episodio accaduto alla Tre Valli Varesine, dove lo svizzero Sebastien Reichenbach (compagno di squadra di Réza) accusò il trentino di averlo fatto volontariamente cadere per vendicarsi del tweet che fece scoppiare il precedente caso a sfondo razzista.

Sull’espisodio Moscon-Reichenbach è stato interpellato nei giorni scorsi il presidente dell'Unione Ciclistica Internazionale David Lappartient. «Bisognerà essere fermi sulla questione – ha dichiarato Lappartient al Times – Seguo l’affare Moscon molto da vicino. Se, dopo aver proferito insulti razzisti verso un corridore, avesse spinto a terra uno dei suoi compagni, non avrebbe più posto nel ciclismo per un tale comportamento».

Alcuni hanno letto le dichiarazioni come una presa netta di posizione, che c’è: non tanto nei confronti di Moscon, quanto nell’eventuale comportamento scorretto. A chiarire la questione è lo stesso Moscon, che rimane tranquillo e sereno. «Non è stato aggiunto niente di nuovo a quanto è già stato detto, anche perché non c’è più niente da dire – commenta il corridore noneso del Team Sky – Lo stesso Reichenbach, ad oggi, non ha presentato alcuna denuncia all’autorità giudiziaria e i termini per presentare una eventuale querela stanno per scadere. L’Uci, a propria volta, ha analizzato l’accusa e ha deciso di non aprire nemmeno un’indagine, in quanto non ci sono gli elementi per procedere, tanto sono infondate le accuse». Che effetto le hanno fatto le dichiarazioni del numero uno dell’Uci «Ho letto molti articoli in cui le dichiarazioni di Lappartient sono state decontestualizzate – precisa Moscon – La traduzione letterale, inoltre, in molti casi non è stata riportata in maniera corretta. Non si può omettere un “se”, altrimenti cambia il senso della frase. Lappartient ha detto “se è vero, è da condannare”. Condivido il suo pensiero, non potrei dire altrimenti. Ma è proprio in quel “se” che sta il nocciolo della questione: vista l’infondatezza delle accuse, quel “se” è destinato a rimanere tale».

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