«Mi era passata la voglia A Levico mi è tornata la passione per il calcio» 

Serie D. Alla vigilia del match sul campo del Brusaporto l’allenatore racconta il suo ritorno in panchina dopo anni difficili: «Non avevo smesso per la malattia, non avevo più la testa»


MAURIZIO DI GIANGIACOMO


Dopo una serie positiva culminata nel pareggio strappato alla capolista Pro Sesto e “macchiata” solo dalla sconfitta patita sul campo della Virtus Bolzano, il Levico Terme è atteso oggi dall’ennesimo esame di maturità sul campo del Brusaporto, che precede i valsuganotti in classifica di 9 punti. Abbiamo parlato della trasferta lombarda, ma anche dei recenti movimenti di mercato, con l’allenatore della squadra gialloblù, Roberto Cortese.

Dopo il pareggio strappato sul campo della Pro Sesto, c’è la consapevolezza di poter portare a casa un risultato positivo anche da Brusaporto? È cambiato qualcosa in termini di equilibrio?

A parte la partita con la Caratese e quella con la Virtus, abbiamo sempre fornito buone prestazioni. La squadra è giovanissima e si porta dietro fin dall’inizio della stagione qualche difficoltà nella gestione dell’inerzia della partita. Io credo che, se i ragazzi cominceranno a credere un po’ di più nei loro mezzi, riusciremo a raggiungere una posizione di classifica più tranquilla. Sempre ricordandoci che l’obiettivo è la salvezza e che questo è un campionato difficile.

Ci spieghi la ratio dei movimenti di mercato.

Oltre a Galesio, forse ci saranno altri due movimenti in uscita. L’acquisto di Bonetto è giustificato dal fatto che è dall’inizio del campionato che siamo contati in mezzo al campo a causa degli infortuni di Petrucci e Capra, ai quali si è aggiunto quello di Rinaldo. De Nardi è un terzino 2002 molto interessante che ha fatto benissimo in Eccellenza. Ora ovviamente ci serve un attaccante per sostituire il partente Galesio.

Il Levico potrebbe “riprendersi” Aquaro?

Io sarei contentissimo di poterlo prendere ma non credo che il Dro lo libererà.

Lei è reduce da uno stop di due anni, motivato anche da problemi di salute molto seri. Ne vuole parlare?

Ho avuto un tumore maligno, ma non è stato quello che mi ha fatto fermare. Una settimana dopo l’operazione ero già in campo a Naturno con -10° C. Mi sono fermato perché non avevo più la testa per allenare, mi era passata la voglia. Ho passato a pieni voti il corso a Coverciano, tutto mi spingeva verso l’alto, ho avuto anche qualche contatto per allenare fuori regione, ma quello del calcio è un mondo particolare, specie in questa regione, e ho deciso di fermarmi. Per tornare aspettavo un’offerta come quella che mi ha fatto il Levico, dove si fa calcio in una certa maniera, e sono contento che sia arrivata perché questa società mi ha fatto tornare la passione per il calcio».

A Levico ha ritrovato un avversario e compagno di rappresentativa regionale come Sandro Beretta: la vostra amicizia ha avuto un ruolo?

Prima che da Sandro sono stato contattato da Marco Melone, con il quale da allenatori ci eravamo sfidati in vere “partite a scacchi”. È stato lui a capire che avevo voglia di tornare. Poi, certo, con il presidente ci eravamo affrontati tante volte in campo e avevamo militato assieme nella rappresentativa.

Tornando a quei due anni difficili, la malattia l’ha cambiata, “fortificata”, come si dice in questi casi?

Io non mi sento né più forte né più debole. Sicuramente vivo le cose in maniera diversa, ho imparato a dare la giusta importanza a quello che mi succede. Devo dire che sono stato fortunato, perché ho affrontato la malattia in tempo e non ho dovuto fare chissà quali cure, la mia vita non è cambiata.

Non l’ha reso più riflessivo? La dipingono come un tipo fumantino...

Quelli che mi conoscono hanno un’idea completamente diversa. Io cerco di guardare in faccia alla realtà, purtroppo questo nel calcio non esiste. I media sembrano provare piacere a distruggere allenatori e giocatori, guardano solo ai risultati, non alla qualità del lavoro che viene svolto. Cito ad esempio la mia stagione alla Fersina in Serie D: dopo sei sconfitte consecutive tutti volevano la mia testa, il presidente Peghini decise di confermarmi e chiudemmo la stagione a 52 punti. Su di me ho sentito commenti allucinanti, ma mi interessano poco.

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