Basket Serie A

Finita l’Odissea tra Corea e Turchia di Dustin Hogue 

Mesi senza poter giocare e senza percepire un dollaro per il “lungo” di New York: «Non scendo in campo dalla finale scudetto, ma darò il 150% per l’Aquila»


di Federico Fuiano


TRENTO. È apparso felice e sorridente, Dustin Hogue, che venerdì si è presentato per la seconda volta alla stampa trentina. Il giocatore classe ’92, che ha svolto il primo allenamento insieme ai suoi compagni al PalaTrento, ha firmato un contratto fino al termine della stagione 2018/2019 e può giocare in Eurocup. «Sono reduce da una grande stagione vissuta l’anno scorso qui a Trento: abbiamo raggiunto la finale, ho avuto un grandissimo rapporto con questa società e con i compagni di squadra – ha detto Hogue – Adesso ho questa opportunità, voglio aiutare la squadra e spero di fare qualcosa di speciale». Hogue arriva a metà stagione come successe con Sutton lo scorso anno, quando proprio l’ingaggio di Dom the Dog diede il cambio di passo alla stagione dei bianconeri. «Il mio obbiettivo è vincere tutte le partite. Poi ovviamente nello sport non si sa mai, io so che posso dare tutto me stesso. Devo avere la giusta attitudine e lavorare, voglio dare il 150%».

Il lungo statunitense è stato tesserato e scenderà in campo domenica contro Cremona, quando giocherà la prima partita ufficiale della sua stagione, ma non è preoccupato per la sua condizione fisica. «L’ultima partita che ho giocato è stata quella contro Venezia e non so quale sia la mia condizione. In questi mesi mi sono allenato, ma è una cosa diversa rispetto a giocare le partite. Questa situazione però non mi preoccupa, io voglio sempre dare il massimo, nonostante tutte quelle che possono essere le difficoltà del caso».

Il giocatore ha firmato con Trento dopo che la società ha trovato un accordo coi coreani dell’Orions. Al termine della scorsa stagione Hogue aveva firmato in Corea, prima di fare lo stesso coi turchi del Pinar e con l’Orlandina: nella lega del paese asiatico, al contrario di quanto accade in Nba, i giocatori firmano un contratto prima che avvengano i try-out e il draft. La complessità di questo meccanismo e diversi problemi di comunicazione hanno fatto sì che la sua avventura asiatica si concludesse in un nulla di fatto. A quel punto però i suoi diritti appartenevano ai coreani dell’Orions e il giocatore non poteva giocare né in Turchia, né a Capo d’Orlando, visto che nessuno pagava il buy-out. Hogue, che in questi mesi non ha percepito nessuno stipendio, ha spiegato la situazione. «Alla fine dello scorso anno col mio agente abbiamo valutato tutte le opzioni e lui mi ha parlato dalla Corea, ma poi abbiamo deciso di optare per la Turchia. Lì sono emersi i problemi, il Pinar non riusciva a pagare e la situazione non si è sbloccata. Anche a Capo d’Orlando sono emerse difficoltà».

Il general manager bianconero Salvatore Trainotti ha spiegato la decisione di riportare a casa Dustin Hogue. «Con Behanan ci siamo resi conto che non eravamo fatti l’uno per l’altro, il giocatore non si è adattato al nostro sistema e siamo arrivati alla rescissione: in tutto questo non c’è nulla di extra-campo. Avevamo bisogno di un giocatore con caratteristiche precise di energia, verticalità e presenza difensiva: Dustin è un lungo di questo tipo – ha spiegato – Siamo arrivati all’accordo perché le tre parti hanno fatto i passi nella stessa direzione. I club coreani sono molto formali, c’è voluto del tempo, ma abbiamo fatto capire che le nostre intenzioni erano serie».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 













Scuola & Ricerca

In primo piano