Finali scudetto, in Trentino c’è la “fabbrica” 

Dopo Trentino Volley (otto finali e quattro titoli) e Aquila Basket (due finali consecutive), sabato scorso ha raggiunto il traguardo (già tagliato  nella stagione 2012/2013) la Pallamano Pressano: abbiamo chiesto ai tre presidenti qual è il “segreto” delle società della nostra provincia


MAURIZIO DI GIANGIACOMO


Trento. Trentino, la “fabbrica” delle finali scudetto. Sabato scorso ha raggiunto la seconda della sua storia la Pallamano Pressano, nel massimo campionato di pallamano, ancora una volta contro il Bolzano, com’era già successo alla fine della stagione 2012/2013, nella speranza di rinverderdire i fasti del Volani Rovereto (quattro scudetti negli anni ‘70). Ma in questi sei anni gli sportivi della nostra provincia non erano certo rimasti “digiuni” di sfide tricolori.

Itas e Aquila

Nel 2015 ne aveva disputata un’altra la Trentino Volley, non facendosi sfuggire l’occasione di conquistare il suo quarto titolo italiano ai danni di Modena. Quarto e ultimo, perché l’anno dopo la squadra gialloblù, alla prima stagione dell’“era Lorenzetti”, centrava l’ottava finale scudetto della sua storia ma si arrendeva alla Lube Civitanova. Poco male, potremmo dire, perché nel frattempo (nel 2014) era approdata in Serie A l’Aquila Basket. E, proprio nella stagione 2016/2017, la squadra di Maurizio Buscaglia centrava non solo la qualificazione ai playoff – mai mancata dai bianconeri in cinque stagioni nel massimo campionato – ma addirittura la finale scudetto: dopo aver eliminato Sassari ai quarti di finale e nientemeno che l’Olimpia Milano in semifinale, Forray e compagni contendevano il titolo italiano alla Reyer Venezia (che avrebbe festeggiato il traguardo tricolore al PalaTrento al termine di gara 6). E la storia si ripeteva l’anno dopo: qualificati ai playoff, i trentini mettevano sotto Avellino ai quarti e si vendicavano con l’Umana in semifinale, arrendendosi poi solo all’Armani nell’atto conclusivo.

Il “segreto” delle trentine

E siamo ai giorni nostri, con la seconda finale scudetto raggiunta dalla Pallamano Pressano, peraltro nella stagione del ritorno al girone unico, quindi con un massimo campionato più selettivo. Mentre la stessa Aquila Basket ha appena cominciato l’avventura che – teoricamente – potrebbe portarla per la terza volta all’atto conclusivo del campionato di Serie A, vale la pena di fermarsi e chiedersi quale sia il “segreto” delle squadre trentine. Abbiamo girato la domanda, ovviamente, ai presidenti Diego Mosna (Trentino Volley), Luigi Longhi (Aquila Basket) e Lamberto Giongo (Pallamano Pressano).

Mosna: merito delle società

«Credo che l’attitudine allo sport di alto livello sia nel dna della nostra provincia – dice Mosna – Non penso che sia una questione economica, quanto di serietà, d’impegno, di società sportive che sono delle eccellenze. Non siamo la provincia più ricca d’Italia, città come Roma e Milano hanno risorse più importanti, certi traguardi sono frutto della qualità delle nostre società sportive».

Longhi: non c’è il calcio

«Credo che i denominatori comuni dei grandi traguardi delle società trentine siano due – afferma Longhi – Il primo, e più importante, è la serietà delle società sportive stesse, la disponibilità dei dirigenti che è un vero valore aggiunto, la struttura, la serietà dei progetti, il fatto che agli allenatori venga dato il tempo di lavorare senza essere sostituiti ogni anno. Secondo elemento, il fatto che non abbiamo un calcio che mangia tutto, non solo dal punto di vista economico, come succede altrove. Non essendoci quello, c’è più spazio e si offre agli appassionati una varietà di scelta che in altre regioni d’Italia non c’è. L’ente pubblico c’è ed è importante, ma non fa la differenza quanto, a mio avviso, lo fanno i primi due aspetti».

Giongo: viva il volontariato

«Un paragone tra Aquila Basket-Trentino Volley e Pallamano Pressano può essere fatto, ma solo con le dovute proporzioni – puntualizza Giongo – il nostro bilancio ammonta complessivamente a 400 mila euro. Per il traguardo della finale scudetto dobbiamo sicuramente ringraziare l’ente pubblico per il quadro normativo nel quale operiamo, ma credo che la differenza la facciano il volontariato e gli sponsor, che sono quasi più amici che sponsor. Da questo punto di vista, credo che il terreno sia più fertile che altrove e questo ci ha permesso di portare in Trentino qualche giocatore. Ma senza i giocatori autoctoni come l’ultimo prodotto del vivaio Nicola Moser non andremmo da nessuna parte. È merito anche dei nostri ragazzi, della loro voglia di impegnarsi, che sia con la squadra di pallamano, con la banda o con il coro, piuttosto che stare a poltrire».

Post scriptum

No, non ci siamo dimenticati di discipline cosiddette “minori”, nelle quali il Trentino eccelle. Nel tamburello i successi sono talmente tanti che vale la pena di contare quelli, più che le finali scudetto: nel massimo campionato maschile sono due i titoli italiani conquistati dall’Aldeno (’90 e ’91), in quello femminile tre per l’Anaune (’81, ’82 e ’83), tre per l’Aldeno (’93, ’94 e 2001) e cinque per il Sabbionara (2011, 2012, 2013, 2014, e 2015). Nel cricket Trentino scudettato nel 2011, 2012 e 2016, dopo la finale scudetto del 2000. Davvero niente male.

E ci siamo limitati agli sport di squadra e quasi esclusivamente a quelli indoor. Perché nelle discipline sportive outdoor (pensiamo ad esempio ad atletica e ciclismo) sono decine gli sportivi trentini che vantano allori tricolori. A conferma di una realtà sportiva provinciale che si conferma d’eccellenza.

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