Ue punta a propria difesa, 'autonomi ma non contro Nato'



BERLINO - 'Non è il caso di fare i vegetariani in Europa, in un mondo che mangia carne'. Le parole di Sigmar Gabriel, il ministro degli Esteri tedesco, ospite della conferenza sulla Sicurezza di Monaco danno subito il senso: L'Ue vuole la sua difesa. E vuole "emanciparsi" ha insistito senza mezzi termini il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, chiarendo anche che per diventare "capaci" sulla politica mondiale, bisogna cambiare il metodo decisionale. "Su Esteri e Difesa occorre eliminare il criterio dell'unanimità", ha spiegato. Ma senza strappi con la Nato: nessuno intende mettere in dubbio il ruolo dell'Alleanza, è la precisazione che ricorre nei diversi interventi al summit.   In un'Europa alle prese, anche sul fronte della difesa e della politica sulla sicurezza, con la Brexit, a Monaco Theresa May ha auspicato che il contratto sulla difesa fra Ue e Londra possa partire senza esitazioni entro la fine del 2019. Perché la sicurezza europea e quella del Regno Unito coincidono, ha detto la premier britannica. Parole lette da qualcuno con un velo di ricatto. "Sono dell'opinione che poiché non siamo in guerra con il popolo britannico, né ci vogliamo vendicare per la decisione presa in modo sovrano, l'alleanza sulla sicurezza possa andare avanti" ma - ha tenuto a precisare Juncker - "questo non va confuso con altre questioni: dobbiamo valutare le cose punto per punto. Non mi piacerebbe che valutazioni sulla sicurezza finiscano sullo stesso tavolo di quelle commerciali, come vorrebbero alcuni".   E sul fronte europeo a Monaco c'è stato anche un 'ritorno' della Francia: non faranno più gli assistenti di Berlino, scrive la Faz commentando il discorso del premier Edouarde Philippe che ha rivendicato una "difesa europea di cui essere orgogliosi". "La Francia vuole svolgere un ruolo attivo nell'Alleanza atlantica", ha aggiunto.   E sul ruolo e i rapporti con la Nato, Juncker ha tenuto a dissipare qualsiasi timore: "Sento critiche sul fatto che vorremmo diventare troppo autonomi, certo vogliamo emanciparci, ma non contro la Nato". Quindi non ha mancato di rilevare: se l'Europa fa poco viene criticata, "ma se ci sforziamo di più neppure va bene". Il politico lussemburghese, tuttavia, è abbastanza agguerrito: e finisce fra le citazioni del giorno il riferimento al fatto che in Europa vi siano "più produttori di elicotteri di quanti siano i governi disposti a comprarne". Anche Sigmar Gabriel, che potrebbe essere al suo ultimo discorso pubblico come ministro degli Esteri, usa toni decisi. L'Europa deve avere una "comune proiezione di potere nel mondo". Perché oggi la partita è fra sistemi concorrenti, liberali e autoritari. Non pensa alla Russia, anzi mostra di avvicinarsi a Putin, chiedendo di assicurare la tregua di Minsk con i caschi blu dell'Onu. Ma punta il dito contro la alla Cina. Unico paese "ad avere un'idea geostrategica precisa, portata avanti in modo coerente", e un "vero sistema alternativo, che non si fonda sulle libertà democratiche e sui diritti umani". L'Europa deve rafforzarsi, "senza concentrarsi esclusivamente sull'aspetto militare, ma anche senza rinunciarci. Perché sarebbe maledettamente difficile stare da vegetariani in un mondo in cui tutti divorano carne", chiosa. Gabriel ha comunque ripetuto di non ritenere possibile un investimento tedesco del 2% del Pil sulla sicurezza. E il premier polacco Mateusz Morawietcki glielo ha fatto pesare, chiedendo proprio a Berlino di fare di più e adempiere ai suoi doveri Nato. "Servono più carri armati e meno think tank", ha affermato intervenendo insieme a Sebastian Kurz, secondo il quale invece nel mondo oggi "non sono i più grandi a mangiare i più piccoli, ma i più veloci a mangiare i lenti".  













Scuola & Ricerca

In primo piano