Un ristorante al Superstore e più risorse alle Famiglie 

Consumo. Per Sait semestrale ok: fatturato su del 2,60%. In salita anche l’indice di fedeltà delle Coop. Simoni: «Trento sud sarà il nostro biglietto da visita: investimento da 3 milioni»


Luca Petermaier


Trento. «Renderemo il Superstore di Trento sud il nostro biglietto da visita». Dopo gli anni (difficili e per certi versi dolorosi) del consolidamento dei conti, passato anche per i famosi 80 esuberi, ora per Sait è arrivato il momento degli investimenti e del rilancio.

Forte di una semestrale solida da poco approvata dal cda (+2,6% di fatturato alla vendita rispetto al 2018), il presidente Roberto Simoni ha delineato le priorità del Consorzio per quest'ultima parte di 2019 e per i primi mesi del 2020. «L'obiettivo adesso è ridare impulso alla ristrutturazione della rete di vendita che è un po' datata. Abbiamo iniziato a Rovereto e i risultati ci confortano, ora ci allargheremo al resto dei negozi. Intendiamo intervenire sulle insegne e sulla riconoscibilità interna dei negozi, ma non escludo nemmeno ci possano essere accorpamenti di punti vendita vicini per poterne creare di nuovi, più grandi e prestigiosi».

Dal punto di vista del rapporto con le Famiglie Cooperative sono in arrivo importanti novità. Grazie al sistema classico dei ristorni e soprattutto per via di migliori condizioni di vendita dei prodotti, da gennaio 2020 alle Famiglie sarà garantito un aumento netto delle risorse trasferite. Sotto questo profilo va registrato anche un altro dato: aumenta del 2% rispetto al 2018 l’indice di “fedeltà” delle Famiglie, ovvero il dato che “misura” gli acquisti diretti di prodotti dalle Coop al Sait.

Ma la vera scommessa dei prossimi mesi si chiama “Superstore” di Trento sud, diventato al 100% di Sait (che lo controlla attraverso Trento Sviluppo) dopo che il consorzio trentino ha acquisito per intero la partecipazione di Coop Alleanza 3.0. Che farne di quella enorme superficie di vendita finora poco remunerativa? «Vogliamo che diventi il nostro biglietto da visita – assicura il presidente - ma anche un generatore di ricchezza per i nostri fornitori. Avendone acquisito il controllo, infatti, possiamo ora gestirne la fornitura attraverso i nostri canali, mentre prima le forniture provenivano da Alleanza 3.0».

La ristrutturazione è in corso. L'investimento complessivo sarà di 3 milioni di euro e prevederà un rinnovo dei locali ma a superficie invariata: «Non avremo ridimensionamenti, ma destineremo una parte degli spazi a ristorazione. Abbiamo quasi definito l'accordo di fornitura con un'azienda altoatesina leader del settore e contiamo di essere pronti a partire per la metà di aprile 2020» - conferma Simoni.

In questa fase l'impegno sul Superstore di Trento sud è assorbente per l'attività del consorzio: «Eravamo partititi – spiega il presidente – con l'idea di dover forse ridurre gli spazi. Questo avrebbe comportato possibili esuberi nel personale. Ma in realtà ci siamo resi conto che con l'offerta della ristorazione, con le forniture interne di Sait e senza più le pesanti perdite del Superstore di Rovereto (ceduto ad Aspiag, ndr) che era quello che incideva di più sui conti, la redditività del punto vendita di Trento dovrebbe essere soddisfacente. Con nuovi prodotti e grazie al nuovo sistema di rifornimento contiamo di raggiungere un fatturato tra i 25 e i 30 milioni di euro, limitando al massimo gli esuberi che – se mai ci saranno – saranno comunque tutti riassorbiti dentro il sistema Sait».

Al netto dei risultati positivi dell'attività, oggi Sait è tornato ad essere un interlocutore privilegiato degli istituti di credito: «Per le attività di ristrutturazione dei negozi in atto – conferma Simoni – abbiamo la corsa delle banche a finanziarci con tassi molto allettanti. In questi anni, grazie anche al lavoro dell'ex presidente Renato Dalpalù – la considerazione nei confronti di Sait è molto cambiata e il fabbisogno finanziario è garantito a condizioni molto favorevoli».

Un'ultima riflessione, il presidente Simoni la riserva alla proposta “trentina” dei prodotti di Sait. Il Consorzio, infatti, è stato accusato negli ultimi anni di aver scelto prodotti non locali privilegiando la marginalità rispetto al sostegno del territorio: «Accuse che respingo con forza» – replica Simoni. «Insieme al direttore Luca Picciarelli abbiamo compreso in questi anni che un'attività commerciale come la nostra non può prescindere anche dai numeri. Detto questo, sulla “trentinità” dei nostri prodotti sono pronto a sfidare chiunque. Solo dalla zootecnia locale (latte, yogurt, formaggi della filiera Latte Trento, ndr) il nostro fatturato supera i 20 milioni di euro. Quanto alla carne è vero che non vendiamo più quella della Federazione allevatori, ma ci riforniamo comunque da un'azienda del territorio (Botteri) la cui filiera è completamente locale. E la qualità ci viene riconosciuta visto che nel 2019 stiamo registrando un aumento tra il 7 e l'8% dei ricavi sulla vendita di carne. Detto questo – conclude il presidente – cercherò in tutti i modi di riportare in Sait la carne della Federazione, ma a patto che si ristabilisca un allineamento sostenibile tra qualità, prezzo e vendite».













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