Trentino, ultimi in Italia per le imprese “in rosa” 

La classifica. I dati raccolti dall’Osservatorio di Unioncamere sulle aziende gestite da donne vedono la nostra regione come fanalino di coda con il 17,79%, Prima la Basilicata con il 26,64%


Danilo Fenner


Trento. Le imprese “in rosa”, ovvero le aziende o le società gestite da donne, non sono proprio il tratto caratteristico della nostra regione.

Ci sono, e sono in tutto 19.381, secondo i dati più recenti (31 marzo 2019) dell’Osservatorio Imprenditoria femminile di Unioncamere e Infocamere. Sul totale delle imprese trentino e altoatesine costituiscono però il 17,79 per cento.

Una percentuale molto bassa, che relega la nostra regione addirittura all’ultimo posto in Italia, in una classifica – sempre su dati dell’Osservatorio di Unioncamere – guidata niente meno che dalla Basilicata con il 26,64 per cento di imprese femminili sul totale di aziende. La media italiana si attesta sul 21,92 per cento: superiore comunque di quattro punti percentuali rispetto alla nostra regione.

In Italia dunque una impresa su cinque è guidata da una donna. Un dato che contrasta con le statistiche sull’occupazione femminile, che invece è ancora molto bassa nel nostro Paese e costituisce un elemento di debolezza del nostro sistema, specie se paragonato con i Paesi più avanzati d’Europa.

Sappiamo bene quali sono le cause di questa arretratezza tutta italica, a partire dall’assenza di politiche di conciliazione vita-lavoro.

L’imprenditoria femminile si propone dunque, all’opposto, come una carta vincente, in particolare per il Sud. In totale sono 1 milione e 330mila le imprese “in rosa” in Italia, che danno lavoro a circa 3 milioni di persone. Di cui un terzo solo nel Mezzogiorno. Ad esempio in Molise, dove il 27% delle aziende è guidato da una donna, oppure in Basilicata (26 per cento). Ma al di sopra del 21% di media nazionale troviamo tutte le regioni meridionali, Isole comprese: l’Abruzzo (con il 25%), la Sicilia (24%), la Calabria e la Puglia appaiate al 23%, la Sardegna e la Campania al 22 per cento.

La sanità, l’assistenza sociale e l’agricoltura sono i settori che vedono i tassi maggiori di imprese gestite da donne: il 37 per cento nella sanità e nel sociale, il 30 per cento in agricoltura. E nei servizi minori il capo è donna nella metà delle imprese.

Il 15% degli occupati nel settore privato presta il suo servizio in un’azienda femminile. Una percentuale che in Molise e in Sardegna supera il 20 per cento. E anche la Calabria si colloca su risultati analoghi mentre in Sicilia, Umbria e Abruzzo sfiorano il 19%; poco più sotto la Basilicata con il 18 per cento. Nel complesso, alle 483mila attività a trazione femminile si deve il 17% dell’occupazione generata dal settore privato nel Sud e nelle Isole, pari a quasi un milione di persone.

Nel Nord Ovest d’Italia, nelle 314mila imprese femminili censite da Unioncamere-Infocamere lavorano più di 800mila persone: l’11,8% degli addetti totali dell’area. A seguire il Centro, con 302mila imprese femminili e 710mila addetti e un’incidenza complessiva del 15 per cento. In coda il Nord Est, con 232mila attività guidate da donne e 627mila impiegati, pari al 13,5% dell’intero settore privato. Abbiamo visto il dato della nostra regione, il Trentino-Alto Adige, fanalino di coda della classifica nazionale.

In valore assoluto sono invece Lombardia e Lazio i territori che registrano i numeri più elevati in questo settore. La prima vanta infatti 179mila imprese femminili e oltre 500mila addetti; il secondo risponde invece con 145mila attività d’impresa in “rosa” e oltre 325mila lavoratori.

Nelle attività guidate da donne, che rappresentano quasi il 22% delle imprese totali italiane, operano mediamente 2,32 persone, a fronte dei quattro addetti della media complessiva.

Nelle imprese “in rosa” la maggior parte sono aziende unipersonali: il 63 per cento sul totale delle aziende gestite da donna (mentre sul totale delle aziende italiane le imprese unipersonali sono il 52%).













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