il rapporto di bankitalia 

Stretta su «money transfer»: più segnalazioni sospette

ROMA. Nuove norme, maggiore collaborazione, controllo incrociato dei dati e ispezioni stanno portando risultati nella lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo tramite i money transfer...



ROMA. Nuove norme, maggiore collaborazione, controllo incrociato dei dati e ispezioni stanno portando risultati nella lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo tramite i money transfer ma il fenomeno resta temibile. Scorrendo il rapporto semestrale della Uif, l'unità di informazione finanziaria presso la Banca d'Italia, si registra un aumento, nel secondo semestre, a circa 5200 segnalazioni di operazioni sospette da parte dei money transfer dalle 3700 di un anno fa. La capillarità della rete è diffusa, non è infrequente trovare money transfer in spacci o negozi di frutta e verdura ad esempio: sicuramente un fattore positivo per facilitare le rimesse degli immigrati che non possiedono un conto bancario ma che la rende più permeabile a operazioni criminose o di elusione rispetto al settore bancario. Certo ora la Uif ha ottenuto la possibilità di sottoporre alle norme italiane gli operatori con passaporto europeo che lavorano sul territorio italiano e la cui proprietà magari è riconducibile a paesi stranieri come la Cina. Attraverso i money transfer, come emerso in diverse indagini giudiziarie, si esporta fuori dall'Italia un ingente flusso dei proventi di aziende e imprese del paese asiatico agendo come vere e proprie 'banche ombrà. Oppure si ripuliscono fondi provenienti da attività illecite come la prostituzione, il gioco d'azzardo o i furti. Anche per questo nella classifica dei paesi verso i quali erano diretti i trasferimenti sospetti appaiono il Brasile o la Repubblica Dominicana accanto a nazioni da cui provengono le maggiori comunità di immigrati in Italia come Romania, Marocco o Sri Lanka e che sono anche i principali destinatati delle rimesse legali. Ma non c'è appunto solo il riciclaggio. Rischi arrivano dalla possibilità di finanziamento del terrorismo e dei foreign fighter contro i quali nello scorso autunno sono state alzate nuove difese. La Uif, basandosi su esperienze di altri paesi come la Francia, ha diffuso una guida fra gli operatori su come riconoscere le operazioni sospette di tali soggetti. Dalla lista di paesi o nomi ad alcune pratiche tipiche come la riattivazione di conti dormienti a trasferimenti ricorrenti anche in Italia senza giustificazione. Una serie di 'consiglì che stanno appunto funzionando come dimostrano i dati Uif riferiti al secondo semestre. Tuttavia le segnalazioni arrivano quasi tutte da un numero ridotto di operatori, segno che c'è ancora molto da fare.













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