Presidenza Sait, la spunta Simoni 

L’elezione. Il candidato espresso dal cda vince sull’outsider Sandro Bella in un’assemblea dei soci che ha “celebrato” l’uscente Renato Dalpalù Il neo eletto: «Il Consorzio deve stare con successo sul mercato per aiutare le piccole realtà emarginate». Positivo il bilancio 2018 del gruppo


Danilo Fenner


Trento. Alla fine ha vinto chi doveva vincere. Roberto Simoni: 291 a 110 sullo sfidante Sandro Bella. Senza storia. Tutto secondo i pronostici, cioè secondo la legge del più forte: ovvero, ancora lui, il presidente uscente Renato Dalpalù. E’ stato proprio il “suo” cda a esprimere infatti il nome di Simoni.

Eletti consiglieri Paola Dal sasso (311 voiti), Romedio Menghini (349), Heinrich Grandi (341), Angelo Jamoretti (364), Alessandra Cascioli (365), Renzo Tommasi (312), Mauro Rizzi 353.

Nessuno alla vigilia d’altra parte nutriva dubbi sul fatto che a Dalpalù riuscisse l’impresa di portare in carrozza Simoni sullo scranno più alto del Sait.

Sconfitta l’altra “cordata”, quella teleguidata – sempre stando ai si dice interni – da Marina Mattarei, presidente della Federazione trentina della cooperazione, che puntava sull’ousider Bella. Forse la stessa Mattarei non ci credeva fino in fondo, data la sproporzione delle forze in campo. Ma la giornata di ieri potrebbe comunque aver mandato un segnale forte su via Segantini e fornire forse qualche elemento in più per delineare il futuro prossimo della federazione. Illazioni “politiche”, si dirà: ma il mondo della cooperazione trentina non ne è mai stato immune, nella sua storia.

Mattarei stessa, in un breve intervento nel corso del pomeriggio, non ha mancato di rimarcare «le diversità di vedute con Dalpalù, pur nel reciproco rispetto». E ancora, se per caso il concetto non fosse stato chiaro: «Gli scontri non sono un male, don Guetti stesso fu al centro a volte di molte critiche».

Un’assemblea “celebrativa”

La proclamazione del nuovo presidente arriva al termine di un lungo pomeriggio che ha visto consumarsi la consueta “liturgia”. I discorsi (il direttore Picciarelli e il presidente Dalpalù). Gli interventi dei presenti. La presentazione dei candidati. L’elezione da parte dei soci. Il buffet e finalmente, alle nove e passa di sera, l’annuncio.

Va da sé che - nell’attesa della proclamazione del nuovo presidente - la “scena” è stata tutta per quello uscente, tanto che qualcuno ha commentato «questa è una assemblea celebrativa». Lo stesso Dalpalù ha occupato gran parte del pomeriggio, con una lunga relazione. Che non poteva non partire dalla difficile fase vissuta dal Consorzio in questi ultimi anni - fase variamente evocata in tutti gli interventi - e che adesso sembra alle spalle: «Il processo di contenimento dei costi - ha detto Dalpalù - si è rivelato indispensabile per sostenere la competitività del sistema e per tenere sotto controllo la posizione finanziaria netta».

Al termine del lungo pomeriggio, dopo l’approvazione del bilancio, i presenti (non moltissimi per la verità) hanno potuto ascoltare le presentazioni dei due candidati.

Emblematico che entrambi abbiano voluto dedicare il passaggio principale delle loro brevi relazioni alla necessità di «migliorare il rapporto con le Famiglie cooperative» così Simoni. E alla necessità di «restituire centralità alle Cooperative» così Bella. Evidentemente, una spina nel fianco oggi per il Consorzio. Per Simoni «il sistema Sait deve stare sul mercato, e starci con successo, perchè solo così si aiutano le realtà sociali piccole ed emarginate». Dal canto suo Bella ha rimarcato il fatto che «il Consorzio deve rispondere alle Famiglie cooperative», forse per dare un segnale a chi, nel mondo Sait, si sente poco considerato oggi dagli amministratori del Consorzio. Con una stoccata finale ispirata allo slogan di questa assemblea generale, “Disciplina e cuore”: «Qui dentro oggi ho trovato molta disciplina, ma preferirei dire organizzazione. Non ho trovato però molto cuore».

Un’eredità difficile

Ora, dato atto a Simoni della sua affermazione personale (i voti, pur “blindati”, bisogna comunque meritarseli), a lui spetta una poltrona non comodissima. Perchè succedere al tre volte presidente Dalpalù non è facile per nessuno. E perché il Sait riemerge appunto da tre anni di lacrime e sangue, passando per trattative estenuanti e anche dolorose.

Ora il barometro dell’andamento finanziario è finalmente volto al bello. La posizione finanziaria netta è diminuita da 105 a poco più di 35 milioni, la redditività è aumentata, il risultato di sistema (Sait più Famiglie Cooperative) nel 2018 è stato positivo per 7 milioni (nel 2016 il risultato di gruppo era di 200 mila euro).

Quello che preoccupa semmai sono i rapporti interni, soprattutto con i dipendenti. E anche l’assetto generale del Sait, i suoi principi fondanti risultano pesantemente messi in gioco. Alcune partite giocate “in esterna” - vedi le operazioni immobiliari – hanno generato in più d’uno il dubbio che Sait abbia abbandonato lo spirito cooperativo e quindi la sua “mission”.













Scuola & Ricerca

In primo piano