Plebiscito per Manzana: «Ora basta burocrazia» 

Il patron della Gpi è da ieri il nuovo presidente di Confindustria: «A volte per la pubblica amministrazione siamo sudditi. Dobbiamo semplificare»


di Luca Petermaier


TRENTO. L’era di Fausto Manzana alla presidenza di Confindustria è iniziata con un plebiscito nelle urne: il 97% dei votanti presenti ieri all’Assemblea Generale ha detto sì al patron di Gpi. Per quello che era stato definito l’«alieno» di Confindustria non è affatto male. I pilastri su cui si concentrerà la nuova squadra sono tre: innovazione e sviluppo nei mercati esteri, miglioramento delle relazioni con associati e territori e ultimo (ma primo per importanza) la semplificazione nei rapporti con la pubblica amministrazione «perché - ha attaccato Manzana - certe volte noi imprenditori ci sentiamo non clienti dell’amministrazione, ma sudditi». Dichiarazione accolta da un lungo applauso dei presenti al Centro Congressi di via Innsbruck.

Sì perché quello della semplificazione è il vero pallino del nuovo presidente che ha chiesto due cose semplici e chiare al governatore Maurizio Fugatti. La prima: realizzare subito piccoli progetti, prendere subito decisioni veloci ma che producano effetti immediati. «Basta con i tavoli e i sottotavoli». Secondo: attribuire più responsabilità alla dirigenza provinciale, ma anche ai funzionari: «È ignobile (ha detto proprio così, ndr) che le aziende vengano penalizzate perché tardano a presentare una carta e l’amministrazione pubblica possa tenere ferma una pratica per mesi. Noi siamo trentini e siamo orgogliosi di rispettare le regole, ma a volte la burocrazia è davvero schizofrenica». Su questo punto (ma in realtà anche su molti altri...), Manzana ha trovato un’ampia sponda nel governatore Maurizio Fugatti che - per essere ancora più chiari - durante il dibattito seguito alla proclamazione gli ha risposto in dialetto: «Quando incontro le imprese la prima roba che i me domanda no l’è de sbasar l’Irap ma de semplificar la burocrazia...», aggiungendo di aver istituito una «unità di missione» specifica con il compito di semplificare le procedure e di digitalizzare le pratiche.

Ma c’è un altro pallino del neo presidente Manzana e sono le opere pubbliche. Perché «l’imprenditore per sua natura ha bisogno di fare, ce l’ha nel dna. L’Italia di oggi, invece, sembra tutta preoccupata di fare queste fantomatiche analisi costi benefici senza pensare che così si blocca il paese». Sotto questo profilo le richieste degli industriali sono sempre le stesse: sì al Tunnel del Brennero, sì alla Valdastico e sì alla terza corsia dinamica (che, visti i tempi biblici di realizzazione, durante il dibattito il direttore del Trentino Alberto Faustini ha ribattezzato “terza corsia statica”).

Tra i temi della sua agenda ce n’è un altro molto caro al nuovo presidente ed è quello della formazione, anzi dell’”alta formazione” e di un più stretto collegamento tra scuola e aziende, «perché - ha spiegato Manzana - uno dei momenti più delicati per il futuro dei nostri figli è la scelta della scuola superiore. Ma se le famiglie non sanno quali saranno i lavori più richiesti tra dieci anni quel momento rischia di diventare tempo sprecato».

“Scuola-aziende”, ma anche “impresa-università”, un dialogo - quest’ultimo - imprescindibile secondo Manzana che sogna una «osmosi» con il mondo accademico: «Le porte delle aziende dovrebbero essere sempre aperte agli studenti e le porte dell’Ateneo sempre aperte per i nostri dirigenti».

Per una giunta provinciale che pare aver messo da parte il dialogo con i sindacati, a Palazzo Stella arriva un presidente che - al contrario - in quel dialogo crede, eccome. «I dipendenti - ha detto - sono l’asset più importante per un’azienda. Siamo tutti sulla stessa barca e non ci possono essere nè vincitori nè vinti». Ragionamento analogo vale per il Coordinamento imprenditori, «il vero luogo dove potremo far sentire meglio la nostra voce. Non c’è alternativa allo stare insieme tra mondi produttivi per poter contare di più».

Nel consegnare nelle mani del suo successore le redini dell’associazione, poco prima il presidente uscente Enrico Zobele aveva richiamato il governo provinciale alla compattezza rispetto ai rischi di flessione dell’economia mondiale (tra rallentamento della Germania, Brexit, dazi di Trump e tensioni con la Francia) chiedendo al contempo alla giunta Fugatti di «difendere con forza la nostra autonomia dai possibili attacchi romani e da una strategia centralista da noi non condivisa». Lo stesso Zobele ha anticipato un tema che è stato poi sviluppato nel corso del dibattito successivo (di cui riferiamo a fianco) e relativo alla concessione dell’A22: «Si tratta di una vicenda complessa che rischia di bloccare gli investimenti. Ed è molto grave che la questione non sia ancora stata definita. L’importante è che, alla fine, non si arrivi a soluzioni mortificanti per la nostra provincia».















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