STUDIO DI CNA nazionale 

Perse 48 ditte artigiane al giorno Ma il Trentino va in controtendenza

TRENTO. Nel 2018 l’Italia ha continuato a crescere e oltre al PIL il segno “più” ha accompagnato la dinamica dell’occupazione e quella dell’intera base produttiva nazionale. Nonostante questi...



TRENTO. Nel 2018 l’Italia ha continuato a crescere e oltre al PIL il segno “più” ha accompagnato la dinamica dell’occupazione e quella dell’intera base produttiva nazionale. Nonostante questi andamenti, per l’artigianato il 2018 è stato un anno di selezione che si è chiuso con una perdita di 17.703 imprese, l’1,3% in meno rispetto al 2017. È come se, nel corso dello scorso anno, l’artigianato avesse perso circa 48 imprese al giorno. Lo rivela un’analisi del Centro Studi CNA.

Alto Adige e Trentino sono tra le poche province in controtendenza, in cui l’artigianato ha mostrato maggiore tenuta. “Questi dati – afferma Claudio Corrarati, presidente CNA del Trentino Alto Adige – sono un buon motivo affinché le politiche mirate al sostegno delle piccole aziende fatte fino ad oggi dalle due Province autonome vengano mantenute e, ove possibile, ampliate per dare continuità ai risultati positivi registrati nel 2018. Mi riferisco agli sgravi fiscali, insistiamo sull’abbattimento dell’Imis che grava sugli immobili strumentali delle imprese, ma auspichiamo ulteriori facilitazioni nell’accesso al credito, incentivi mirati al recupero di competitività, innovazione, formazione continua del personale, appalti suddivisi in piccoli lotti a misura di PMI locali, forniture a Km zero, semplificazioni burocratiche”.

Il processo di erosione della base artigiana accusato nel 2018, preoccupante anche perché prosegue ormai da dieci anni senza soluzione di continuità, non ha colpito nello stesso modo i vari settori di attività economica. Il settore delle costruzioni, che da solo rappresenta il 37,6% della base produttiva artigiana, ha riportato la contrazione in valore assoluto più marcata (-9.081 imprese). I settori manifatturieri e del trasporto e magazzinaggio (che rappresentano rispettivamente il 22,9% e il 6,2%) hanno perso, invece, rispettivamente, 6.282 e 2.097 imprese. La situazione più preoccupante – rivela lo studio di CNA - è quella dei settori considerati più a rischio a causa dell’elevato numero di chiusure come le costruzioni.

Il profilo più diffuso è però quello dei settori in lento declino. Purtroppo, rientrano in questo profilo molti settori manifatturieri tipici del Made in Italy: i mobilifici, l’oreficeria, la meccanica, la produzione di ceramiche e piastrelle, ma anche il trasporto, la stampe, le produzioni di carta e il commercio. Non mancano i settori in espansione. In questo profilo rientrano settori sia manifatturieri che dei servizi nei quali operano imprese micro e che presentano una domanda rigida (bevande e i servizi per la persona).













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