Mediocredito, ancora nebbia sul futuro assetto 

Credito. Stimato tra 120 e 140 milioni di euro il valore della banca. Fugatti: «Uscire dalla  compagine? Nulla è scontato». Intanto il cda approva il bilancio che chiude con 3,2 milioni di utile 


Luca Petermaier


Trento. A metà del 2018 la previsione era che il nuovo assetto di Mediocredito sarebbe stato definito entro la fine dell’anno. Siamo a fine marzo 2019 ed è ancora nebbia fitta sul futuro della banca partecipata dalla Cooperazione (Crr-Fin spa che comprende Ccb e Raiffeisen al 35,2% in eguali quote) e dalle provincie di Trento e Bolzano e dalla Regione Trentino Alto Adige (con il 17,4% di quote ciascuno).

La legge Madia ha imposto la dismissione delle partecipazioni pubbliche dalle società e la scorsa legislatura Rossi e Kompatscher si erano trovati d’accordo nell’opportunità di uscire da Mediocredito e vendere quel 52% di partecipazione pubblica. Acquirenti naturali (posto che un Advisor indipendente ha stimato il valore delle azioni) sono sempre stati ritenuti gli altri soci, ovvero Ccb e Reiffeisen che oggi (grazie ad un patto parasociale) gestiscono la governance della banca. L’obiettivo era (e rimane) quello di dotare il nuovo gruppo Ccb di una banca corporate capace di integrarsi con il nuovo gruppo bancario: da un lato la forza degli sportelli e la presenza sul territorio, dall’altro le competenze specifiche di Mediocredito. Uno scenario di forte interesse per la Provincia di Trento, assai meno per quella di Bolzano che ha sempre dichiarato - per bocca del suo governatore - di voler uscire dall’istituto, ma senza svendere le azioni.

Il valore della banca

Oggi sappiamo - grazie al deposito delle stime - che l’istituto di via Paradisi vale tra i 120 e i 140 milioni di euro, ma quello che ancora non sappiamo è: chi venderà a chi? E soprattutto: dopo il cambio al governo del Trentino, siamo ancora sicuri che la Provincia di Trento voglia uscire da Mediocredito? Il governatore Fugatti è cauto: «Non abbiamo fretta e vogliamo valutare con attenzione ogni ipotesi insieme all’Alto Adige. Dobbiamo capire quale sarà il ruolo futuro di Mediocredito che non potrà essere quello di oggi. Per il Trentino si tratta comunque di un asset importante, ma non c’è nulla di scontato, nemmeno la vendita delle azioni».

Un bilancio in salute

Se l’incertezza regna sovrana sugli assetti e sul futuro riordino azionario, la banca presieduta da Franco Senesi e diretta da Diego Pelizzari può invece mettere sul piatto un solido bilancio 2018. Risultano in crescita il margine di interesse (+1,5%) e l’utile al lordo delle imposte, che supera i 4,6 milioni di Euro (+14,%), mentre quello netto è stabile sui 3,2 milioni di Euro. Nella proposta di distribuzione dell’utile agli azionisti, sono previsti dividendi complessivi per 1,575 milioni di Euro. «I volumi dei finanziamenti concessi, sostanzialmente stabili rispetto ai valori del 2017 - spiega Pelizzari - hanno raggiunto i 261 milioni di Euro, mentre le erogazioni hanno sfiorato i 225 milioni di Euro, con una leggera flessione rispetto allo scorso esercizio (-5,8%)». Per area geografica, il Trentino Alto Adige e il Veneto rimangono le regioni di maggior interesse della banca con un flusso di nuovo credito pari a circa il 55% sul totale erogato nell’anno.

Mediocredito ha iniziato ad operare anche nel mercato dei minibond come advisor, arranger e sottoscrittore di emissioni da parte di PMI, seguendo le società emittenti in tutti i necessari passaggi. Nel volume delle erogazioni risulta conteggiata la prima emissione da parte di una PMI di un minibond di 3 milioni di Euro, che Mediocredito ha sottoscritto interamente. Dal punto di vista qualitativo, i crediti caratteristici deteriorati continuano nel loro tracciato di contrazione registrando anche quest’anno una forte contrazione (-18,4%), riscontrabile anche a livello di sofferenze (-21,7%). Il margine di interesse è cresciuto dell’1,5% beneficiando della crescita del volume medio del portafoglio titoli abbinata alla sostanziale stabilità dello spread della gestione denaro.













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