Medicaltech, con la tecnologia il cuore è sempre sotto controllo 

Viaggio nell’innovazione/19. «Volevamo andare a Berlino, ma il Trentino ci ha convinti» La ditta si prepara a mettere in vendita una specie di iPod per rimpiazzare 3 strumenti medici


Jacopo strapparava


Trento. «La nostra idea, all’inizio, era di andare a Berlino» racconta Giuseppe Quaini, 70 anni, di Medicaltech, una delle imprese neonate che stanno muovendo i loro primi passi nell’incubatore della Provincia al Polo Tecnologico di Rovereto nella ex Manifattura dei Tabacchi a Borgo Sacco. E invece, a quanto pare, alla capitale tedesca, dove c’è una start-up per ogni lampione, hanno preferito il Trentino. «Le strutture che ci fornisce Trentino Sviluppo, il loro ottimo centro elaborazione dati, i legami con l’Università e la Fondazione Bruno Kessler, la banda di internet velocissima che ci hanno dato... sono tutti grossi vantaggi, ci hanno convinto a installarci qui».

Medicaltech, la ditta di cui Giuseppe Quaini, originario di Reggio Emilia, è direttore commerciale, è una start up nata nel 2013. Produce lo SDIM, acronimo di «sistema diagnostico integrato multifunzionale», un dispositivo utile a chi soffre di cuore. Tradotto in parole povere, sarebbe un apparecchietto simile a una mattonella, «come uno smartphone» dicono loro. È bianco, misura quindici centimetri per sette, a guardarlo somiglia al primo vecchio iPod. Lo SDIM, da solo, è in grado di rimpiazzare tre strumenti ad hoc (l’elettrocardiogramma, l’holter cardiaco, l’event recorder) e pure di raccogliere parametri fisiologici generali, come pressione arteriosa, temperatura, dati e matrici di peso. Poi, dopo averli raccolti, invia i dati alla «centrale», in quel di Rovereto, la quale poi li girerà al singolo medico in grado di leggerli.

E poi c’è RI.CAR.DO - «il sistema di riabilitazione cardiologico domiciliare» (l’idea, raccontano, è poter fare a distanza la riabilitazione per chi ha avuto infarti o interventi al cuore). «Dopo un’operazione cardiaca c’è una fase acuta, da passare in ospedale, poi si viene ricoverati in ambulatorio, infine c’è un percorso di riabilitazione, ci sono protocolli personalizzati con esercizio fisico e stili di vita sani. La nostra idea è automatizzare completamente questa fase, e farla svolgere integralmente a domicilio. E i vantaggi possono essere di natura psicologica, organizzativa e sociale».

I due prodotti hanno appena ottenuto il nulla osta da parte delle autorità sanitarie. E il piano, adesso, sarebbe venderli. «Ci stiamo preparando a entrare sul mercato» spiega Quaini. E a venderla a poliambulatori, cliniche, centri di riabilitazione e farmacie.

Medicaltech è nata da un incontro tra un ingegnere, un commercialista e un dirigente delle coop in pensione. «Eravamo tre, a Reggio Emilia» racconta Quaini (è lui quello con un passato nelle cooperative). «Seguivamo con attenzione lo sviluppo della tecnologia in campo medico e abbiamo deciso di partire con questa idea». E se, all'atto di costituzione della società (una srl), avevano un capitale di partenza di soli diecimila euro, oggi Medicaltech ha raccolto finanziamenti per un milione e mezzo con più di cinquanta soci tra Lombardia, Emilia e Veneto - sia imprese che persone fisiche - e la Provincia, tramite Trentino Sviluppo, ce ne ha messi 25 mila. Hanno poi avuto finanziamenti da una serie di banche che hanno creduto nel loro progetto.

«La nostra mission è fornire sistemi diagnostici all’avanguardia tecnologica per chi soffre di malattie cardiovascolari, un apparecchio pensato per il tele-monitoraggio, la rilevazione e la refertazione online» conclude Quaini, mischiando precisione medica e gergo aziendale.

Medicaltech, di recente ha anche vinto un premio. Il 6 giugno scorso, presso la sede di Assolombarda il direttore Quaini ha ritirato il Premio Digital Health Summit eHealth4all, una certificazione sulla telemedicina dell’associazione Italiana sistemi informatici in sanità.













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