«Intelligenza artificiale, Trento protagonista» 

Il presidente di Fbk Profumo ieri all’Eit Digital: «In prospettiva questo territorio saprà vedere lontano»


di Daniele Erler


TRENTO . Già negli anni Settanta il futurologo Alvin Toffler diceva che gli illetterati del ventunesimo secolo non sarebbero stati «quelli che non sanno leggere e scrivere, ma quelli che non sono in grado di imparare, disimparare e poi re-imparare di nuovo».

Come cambia il lavoro ai tempi della rivoluzione digitale? E soprattutto: con l’intelligenza artificiale, solo una minoranza avrà in futuro un’occupazione? Se ne è parlato ieri a Trento all’Innovation day, nelle sale dell’Eit digital, l’Istituto europeo per la trasformazione digitale. «In realtà ci sono buone ragioni per essere ottimisti – spiega Francesco Profumo, ex ministro e presidente della Fondazione Bruno Kessler –. In passato si credeva che l’intelligenza artificiale dovesse sostituire la mente umana in ogni cosa. Poi ci si è resi conto di come questo progetto fosse troppo ambizioso. Non si parla più di mettere i robot al posto degli uomini, al massimo le macchine possono sostituire gli uomini solo in una parte del lavoro. Gli chef non possono essere eliminati, ma in futuro in cucina servirà sempre meno manualità». Secondo gli studi presentati quest’anno al World Economic Forum, entro cinque anni saranno creati 133 milioni di posti di lavoro solo per l’intelligenza artificiale, contro i 75 milioni che andrannoinvece persi. Il saldo è positivo, ma l’Italia – sostiene Profumo – ha bisogno di riforme che riducano il ritardo rispetto ad altri Paesi: «La vera sfida è educare le persone al cambiamento. È una questione che riguarda innanzitutto le nuove generazioni e la scuola. Ma anche le persone che hanno già un’occupazione e che devono formarsi per acquisire nuove competenze e non essere tagliati fuori. Continuando a studiare e tornando a scuola più volte nel corso della loro vita. In futuro il lavoro ci sarà ancora, solo che sarà diverso».

Profumo è convinto che il cambiamento possa partire da Trento: «Sin dai tempi di Bruno Kessler e della fondazione dell’Università, qui c’è un’abitudine a pensare al lungo periodo e a vedere lontano. E poi c’è una lunga tradizione di ricerca proprio sull’intelligenza artificiale». Ieri intanto, nelle sale dell’Istituto, sono stati presentati una trentina di demo: esempi di come già ora la tecnologia sta cambiando il mondo del lavoro. C’è un’azienda che sta sperimentando la realtà virtuale per i bambini che soffrono di autismo o hanno problemi neuro-funzionali. Chi ha sviluppato una piattaforma per l’utilizzo dei droni in caso di emergenza. Chi ha messo dei sensori negli inalatori per gli asmatici, sviluppando una farmacia intelligente in grado di migliorare le cure. E chi ha sviluppato un’applicazione per aiutare gli adolescenti a combattere il cyberbullismo.

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