«Innovazione al femminile? Conviene»

Il mondo della ricerca «in rosa» rivendica spazi in un settore ancora troppo a misura di uomo


di Giulia Merlo


TRENTO. Hanno lauree e dottorati, hanno girato il mondo e avuto successo, ma soprattutto sono donne. Non si può parlare di innovazione senza parlare di donne, e gli Ict Days hanno ospitato ieri, presso la facoltà di Sociologia, la tavola rotonda “Innovazione sociale al femminile”.

Quattro donne, quattro storie diverse ma vissute con la stessa intraprendenza, quattro percorsi che hanno portato al Trentino: Renata Diazzi, direttrice del Centro Europeo di Impresa e Innovazione, Antonietta Tomasulo, diciotto anni passati in corporations newyorkesi ed ora manger di Trentino Sviluppo, Roberta Cocco, direttore di National Developement per Microsoft Italia e Anna Perini-, ricercatrice presso l’Ict della Fondazione Bruno Kessler. A moderare il dibattito, la giornalista trentina volto del Tg2 Maria Concetta Mattei. Primo mito da sfatare: le nuove tecnologie non sono solo per maschi chiusi in un garage tra ingranaggi e microchip e le materie scientifiche possono essere a misura di donna. «Sono una manager tacco quattordici e rossetto rosso – ha sorriso Antonietta Tomasulo – ma ho una laurea in chimica e un dottorato in chimica meccanica. Nel mio lavoro il background scientifico mi permette di leggere analiticamente la realtà, ma essere donna significa avere spiccate doti relazionali e di mediazione».

In Italia, tuttavia, l’occupazione femminile nei settori Ict è ancora scarsa e saranno necessari percorsi formativi di medio lungo periodo per colmare il gap, a partire dalle nuove generazioni: «In questo periodo di crisi del mercato del lavoro viviamo l’assurda dicotomia per cui le aziende cercano donne da impiegare nel campo dell’innovazione e non ne trovano – ha spiegato Roberta Cocco, che si occupa di promuovere per Microsoft progetti sociali legati alle nuove tecnologie – per questo è necessario riavvicinare le studentesse a materie scientifiche, che offrono infiniti sbocchi lavorativi tutti da esplorare».

L’hi-tech, infatti, non è solo “roba da smanettoni”: accanto al versante di programmazione delle applicazioni, è necessario l’atto creativo di inventare un concept, attraverso il lavoro di gruppo e di relazione, tutti campi in cui le donne sono una risorsa ancora poco sfruttata. Certo, i requisiti base rimangono uguali per tutti, uomini e donne: una laurea a pieni voti, ottima conoscenza dell’inglese e delle tecnologie informatiche, ma soprattutto disponibilità a spostarsi.

E nel mondo più “umanistico” del giornalismo televisivo, settore storicamente maschilista? Secondo Maria Concetta Mattei anche in questo campo si è mosso qualcosa. Il motto rimane sempre lo stesso: far vincere la competenza sul pregiudizio, con l’obiettivo di creare un mondo sempre più a misura di donna, seguendo l’esempio di professioniste che hanno dimostrato come non ci siano strade troppo impervie, nemmeno quella dell’alta tecnologia.













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