GIOVANI PROTAGONISTI / SANT’ORSOLA 

I piccoli-grandi frutti della passione di Piva 

Marco ha cambiato vita a trent’anni: ha smesso di fare il grafico per amore della terra 


di Carlo Bridi


SANT’ORSOLA . È ormai una costante trovare dei giovani che hanno intrapreso l’attività agricola a titolo professionale, dopo aver svolto attività le più diverse per parecchi anni. È il caso anche del giovane protagonista di questa settimana, un giovane che fino a 30 anni - dopo il diploma agli Artigianelli - ha svolto l’attività di grafico, a volte lavorando dalle sei del mattino alle 14 e poi gestendo il tempo restante per dare una mano nell’azienda paterna. Dal 2016 visto che l’azienda si ampliava, la decisione di dedicarsi a tempo pieno nell’attività agricola. Parliamo di Marco Piva, che per completare la sua formazione professionale sul piano teorico di imprenditore agricolo, sta iniziando il secondo anno del corso per giovani imprenditori della FEM, un corso molto interessante. Ha già ottenuto anche la prima parte del premio d’insediamento, mentre il saldo arriverà a presentazione del diploma di frequenza del corso delle 600 ore della FEM. «Con i primi 30 mila euro - afferma Marco - ho potuto comperare un atomizzatore nuovo molto meno impattante e ho provveduto a proseguire nella copertura con rete antinsetto sia dei ciliegeti che dei campi coltivati a more e ribes, una coltura per me molto importante. I lamponi rifiorenti - afferma Piva - non li copro perché risolvo il problema con la raccolta quotidiana in modo che la terribile drosophila suzuki non arrivi a fare danni».

Fin da subito ha fatto la propria partita IVA, separata da quella del papà, ma poi nell’organizzazione aziendale si danno una mano costantemente, precisa il giovane. «Fra l’altro abbiamo la fortuna di essere 4 unità di lavoro in famiglia: io, il papà Enzo, la mamma, e la mia compagna. Poi c’è anche l’aiuto del personale esterno, ma la gestione è saldamente in mano alla famiglia». Se c’è una cosa che colpisce incontrando Marco è l’entusiasmo e la passione con la quale parla della sua professione della quale è veramente innamorato.

Forte l’attenzione di Marco per l’ambiente. «Noi - afferma - usiamo solo prodotti poco impattanti sull’ambiente, ma pensare al biologico con una organizzazione aziendale come la nostra è praticamente impossibile. Si tratta di un’azienda in continua espansione, che ha la fortuna - afferma Marco - di avere gli appezzamenti collocati ad altitudine molto diversa l’uno dall’altro: si va dai 400 metri s.l.m. di Canale ai 1200 metri dei campi sopra Sant’Orsola dove abita. Questo facilita anche l’organizzazione dei raccolti che avvengono in modo scalare. Certo, queste colture hanno dei grossi costi di impianto in quanto per i ciliegi è necessaria la copertura antipioggia oltre che anti-insetti, in quanto con la drosophila s. imperante non è possibile assicurare un prodotto di qualità senza le coperture e c’è molto da correre quasi tutto l’anno e non c’è più tempo neanche per qualche hobby».

Ma allora è pentito della scelta dopo quasi tre anni? «Assolutamente no! Sono convinto al 200% di avere fatta la scelta giusta, è un lavoro che dà soddisfazione, e vedi i frutti della tua capacità d’intrapresa». Fra i progetti futuri anche l’introduzione in un terreno vocato del mirtillo, per diversificare ulteriormente le produzioni, ma anche un sogno: l’introduzione di alcune arnie di api che agevolino la fecondazione dei tanti fiori che a scalare ci sono nella azienda. Fra i suoi sogni anche quello della vendita diretta a km zero ma purtroppo è difficile conciliare i tempi da dedicare a questo con le esigenze del raccolto. Sul piano sociale Marco è impegnato nel Cda di Coldiretti dell’Alta Valsugana e in quello del Consorzio di miglioramento Fondiario, convinto che l’unità della categoria è indispensabile.













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