Gli artigiani del Cna: «No al salario minimo» 

Il dibattito. Sia a Roma sia a Bruxelles si parla di introdurre un salario base fissato dalla legge  Le PMI trentine: «Servirebbe piuttosto abbassare le tasse e combattere i contratti pirata»



Trento. erano contrari, rimangono contrari.

Il salario minimo, alle piccole imprese del cna - confederazione nazionale dell’artigianato - proprio non piace. secondo Claudio corrarati, presidente della cna del trentino alto adige, «sminuirebbe il ruolo svolto dalla contrattazione collettiva per l’individuazione di trattamenti economici congrui e coerenti». inoltre, continua corrarati, «si rischierebbe di colpire anche tutele collettive e sistema di Welfare integrativi».

Ora, che il salario minimo fissato per legge, a loro, non piacesse, la cna lo aveva già reso noto in altre occasioni - l’ultima, per la cronaca, era stata il 25 giugno. eppure, a una ventina di giorni di distanza, il dibattito tra favorevoli e contrari non accenna a sgonfiarsi e gli artigiani ci tengono a ribadire la loro posizione. anche perché, a seguire le ultime notizie, la questione si sta piano piano spostando dalle aule dell’accademia alle agende dei legislatori.

A bruxelles, c’è la signora ursula von der layen, che lo ha promesso ai membri del parlamento per convincerli a confermarla sullo scanno di presidente della commissione europea («in ogni paese il lavoro deve dare da vivere»). e a roma c’è di maio, che mercoledì mattina ha annunciato di aver raggiunto «un accordo di maggioranza» con la lega sulla questione - cosa più importante, visto che il lavoro resta un tema di competenza nazionale.

Ma la cna non è d’accordo. al contrario, sostengono gli artigiani, servirebbe abbassare le tasse, combattere l’evasione, dare «valore legale ai minimi contrattuali stabiliti dai contratti collettivi stipulati da chi veramente rappresenta imprenditori e lavoratori», combattere i «contratti pirata», e «più vigilanza da parte degli organi ispettivi».













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