Fra i banchi e le patate seguendo le orme di papà 

Giovani protagonisti. Paolo Giacomelli ha solo 18 anni ma quando il padre Augusto è morto ha deciso di portare avanti l’azienda agricola alternando il lavoro all’impegno scolastico


Carlo Bridi


Vigolo vattaro La storia che raccontiamo oggi è particolare ed ha dell’eccezionale. Poco più di un anno fa all’età di sessant’anni un bravo imprenditore agricolo di Vigolo Vattaro, Augusto Giacomelli veniva a mancare. Un male fulminante lo ha tolto alla sua bella famiglia: moglie Alessandra e tre bravi figli, nell’arco di poche ore. Aveva tutti figli maschi ma solo il più giovane aveva deciso che avrebbe seguito il padre, per questo stava frequentando con ottimo profitto il quarto anno di tecnico imprenditore agricolo alla Fondazione Mach. Allora on aveva ancora compiuto i 18 anni (li ha festeggiati lo scorso gennaio). Lui è Paolo Giacomelli, che già durante gli ultimi mesi della scuola grazie alla comprensione di alcuni insegnanti, e al supporto di molti compagni che lo hanno aiutato anche durante tutto l’anno, ha deciso di proseguire l’attività nell’azienda paterna senza perdere neanche un anno. Anche i fratelli pur avevano la loro professione: uno falegname molto bravo, e l’altro boscaiolo, ma hanno dato una mano nei momenti di maggior impegno. Così non solo non ha ridotto la superficie dell’azienda, ma la ha aumentata di un ettaro. Due solo le colture praticate: due ettari sono dedicati a vigneti nei quali si produce fra l’altro lo Chardonnay base spumante per la Ferrari, tramite la Cantina sociale di Trento, gli altri quattro ettari sono coltivati a patate. Ma attenzione seguendo le orme di papà Augusto anche Paolo le sue patate le vende direttamente ad una catena di supermercati di Verona con il proprio marchio “Terre Alte” che ormai da anni ha creato una forte fideizzazione verso le sue patate di montagna.

E le produzioni? L’uva è stata di qualità eccezionale ma la produzione è stata di 30 quintali in meno che nel 2018. «Anche le patate hanno dovuto fare i conti con un maggio pazzo, è nevicato dopo che le abbiamo seminate - precisa Paolo - poi una forte siccità di giugno e luglio, risultato sui quattro ettari coltivati a patate a mala pena ha la produzione è stata pari a quella dello scorso anno sul 25% in meno di terra, ossia sui tre ettari. Per nostra fortuna la produzione è scarsa ovunque quindi il mercato tira molto bene ed abbiamo potuto adeguare i prezzi in modo interessante, inoltre abbiamo ampliato il portafoglio clienti al posto della sola catena di supermercati di Verona ne abbiamo aggiunta anche una di Brescia. Certo - precisa subito Paolo - saltando tutte le intermediazioni e i costi intermedi riusciamo a realizzare dei prezzi che vendendole all’ingrosso si possono sognare. La produzione/ettaro che l’anno scorso superava i 300 quintali quest’anno è rimasta sotto i 200, in compenso sono molto belle e quindi molto apprezzate dal mercato, al punto che stiamo completando le vendite, mentre gli altri anni andavamo anche a gennaio. Quest’anno - precisa Paolo - ho voluto anche affrontare la spesa di una macchina selezionatrice e confezionatrice della produzione con un’accelerazione nei tempi di confezionamento che avviene in sacchetti di 2 kg. e il conseguente abbattimento dei costi della mano d’opera necessaria per il lavoro di confezionamento». Ora è in attesa di ottenere il premio d’insediamento aziendale per il quale ha fatto domanda ed attende la risposta, «certo - afferma - l’aiuto previsto mi sarebbe molto utile». Ma Paolo non intende fermarsi, forte dell’insegnamento del suo papà e dell’Istituto Agrario, punta ad un’ulteriore ampliamento dell’azienda sia della parte coltivata a patata che di quella coltivata a vite. In passato il papà coltivava anche parecchio ribes rosso, l’ultimo appezzamento che aveva lo ha dato in affitto, ora Paolo lo ha ripreso per vedere se sia una coltura da riprendere o meno.

Parlando di sogni nel cassetto Paolo fa un profondo sospiro, perché dice a 18 anni i sogni sono troppi, «per ora mi accontento di consolidare l’azienda che mi ha lasciato papà. D’altro canto - afferma - sono sempre più convinto della bontà della mia scelta che avrei fatto comunque ma certo non così in fretta in modo traumatico».

La solidarietà tra fratelli è molto bella: prima era lui che aveva bisogno di aiuto e il fratello Roberto boscaiolo che non ha esitato a dare una mano, «ora è lui che ha bisogno del mio aiuto perché ha subito un brutto infortunio, quindi gli impegni che aveva assunti vedo di onorarli io» precisa Paolo.

Nei rapporti con l’ambiente Paolo ha una grande sensibilità, ma non ritiene possibile pensare al biologico per l’acclività di diversi terreni, faccio una difesa integrata spinta afferma, e ritengo sia molto sostenibile.

L’impegno gravoso in azienda l’ha portato ad abbandonare quasi completamente il suo hobby che è quello della moto che ha coltivato fin da bambino.













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