Federico, viticoltura  “resistente” a Cimone 

Giovani protagonisti. Rossi, 22 anni, ha scelto di proseguire l’attività di famiglia avviata  dal nonno Carlo: si dedica a molte varietà di vini e ha l’obiettivo di svoltare verso il biologico


Carlo Bridi


Maso dossi cimone. Vi sono paesi interi dove l’agricoltura praticata come professione rischia di scomparire, con conseguenze ad oggi inimmaginabili. È questo anche il caso di Cimone dove sono rimaste solo due aziende con la presenza di un giovane, una zootecnica e l’altra vitivinicola. Il nostro giovane protagonista di oggi è l’unico giovane che si dedica a tempo pieno alla viticoltura. Parliamo di Federico Rossi che ha avuto la fortuna di nascere in una famiglia che - partendo da una situazione di povertà estrema della famiglia del nonno Carlo, che era un piccolo viticoltore - grazie alla sua capacità di intrapresa dopo una vita di duro lavoro a metà degli anni Ottanta era riuscito a realizzare il suo sogno, quello di costruire una cantina nuova razionale in mezzo ai vigneti con abitazione annessa in località Dossi. Nonno Carlo è venuto a mancare alla veneranda età di 91 anni appena una quindicina di giorni fa, ma l’attività dell’azienda vitivinicola era in salde mani del figlio Silvio da parecchio tempo e dal 2015 si è unito anche il nipote Federico appena terminati gli studi alla Fondazione Mach.

Alla domanda del perché la scelta di fare il viticoltore la risposta è duplice: sia per passione che per tradizione di famiglia. Dopo 4 anni chiediamo se è pentito della scelta, assolutamente no è la risposta, la rifarei subito. Ora ha 22 anni e tanti progetti in testa cominciando da una svolta che vuole dare all’azienda puntando decisamente alle varietà resistenti alle principali crittogame. Questo, per evitare o ridurre al minimo i trattamenti e potersi presentare sul mercato con dei vini ottenuti senza l’uso della chimica.

L’azienda che dal prossimo anno si troverà a gestire come titolare - perché il papà Silvio pur avendo ancora un ruolo strategico in azienda con l’anno prossimo va in pensione - ha una dimensione di 7 ettari. Parte dei vigneti sono sulla collina di Cimone dove l’uva regina è il Muller Thurgau, seguito dalla Nosiola, dallo Chardonnay, dal Pinot Grigio, dal Traminer, dal Marzemino, dal Teroldego, dalla Schiava oltre che dal Moscato Giallo. Parte dei vigneti sono in fondo valle (Aldeno e Nomi) e in ogni zona si è cercato di mettere a dimora il vitigno più vocato. Questa diversità di vigneti ha permesso all’azienda di fare degli ottimi uvaggi come quello fra il Moscato Giallo e Sauvignon Bianco chiamato “Costera”, altro uvaggio fra Merlot e Cabernet dando vita ad un vino chiamato con il nome dialettale degli zoccoli di legno “Sgalmere”, un vino invecchiato in barrique. Ma i Rossi si sono cimentati anche in uno spumante fatto con il metodo Charmat e chiamato “3 Zime” come le 3 cime del Bondone che si ammirano dall’azienda. Si tratta di una bollicine molto apprezzata, senza particolari pretese fatto con lo Chardonnay e con il Nosiola precisa Federico. Partito da poco si fanno già 10 mila bottiglie. Il totale delle bottiglie prodotte e vendute dall’azienda nel complesso prevalentemente nel nord Italia sul canale Horeca e nei locali tipici si aggira sulle 90 mila. Il prezzo è molto accessibile, dai 5 ai 7 euro a bottiglia per i rossi migliori.

Alla domanda se ha un sogno nel cassetto emerge la sua timidezza e riservatezza di fondo e si limita a dire che «a 22 anni i sogni sono molti». La grande attenzione per una produzione sostenibile ha portato la famiglia Rossi ad eliminare il diserbo chimico ancora una decina d’anni fa ed anche i trattamenti anticrittogamici sono pochi e mirati, usando quasi esclusivamente rame e zolfo come i viticoltori biologici. A questo punto perché non fare la scelta del biologico?, chiediamo a Federico. La risposta è impegnativa: «Rientra fra i miei obiettivi che penso di poter realizzare quando sarò titolare d’azienda anche se essendo l’azienda divisa in molti appezzamenti c’è il problema della deriva».

Federico è un giovane molto impegnato nel sociale, sull’esempio di nonno Carlo, nella Pro loco di Cimone, e di Trento con il palio dell’oca oltre che nell’Avis. Come hobby coltiva il frumento ed alleva una serie di animali da cortile: pavoni, tacchini, quaglie, conigli e 2 arnie di api per il miele di famiglia. Tutti gli amici hanno visto molto positivamente la sua scelta di dedicarsi all’agricoltura, anche se è molto impegnativa, e vanno spesso a trovarlo. E’ fidanzato con una ragazza che di professione fa l’infermiera.













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