«Crescita frena, Italia rischio per Ue» 

L’allarme di Confindustria: «Potrebbe servire una manovra di 11 miliardi». Boccia; «Governo ascolti prima di decidere»



ROMA. Confindustria avverte che l'economia italiana rallenta più del previsto, che è plausibile che servano manovre correttive da 9 miliardi quest'anno e da 11 miliardi nel 2019, che non è chiaro come sia possibile conciliare con l'equilibrio dei conti pubblici le promesse del “contratto di Governo” come flat tax, reddito di cittadinanza e una controriforma della Fornero. E il presidente, Vincenzo Boccia, bolla come «un errore» irrigidire i contratti a termine e chiede al Governo di ascoltare le «idee degli altri» prima di decidere: se non c'è confronto con i corpi intermedi, dice, si può anche dire che è democrazia diretta «ma non si capisce chi ascolti». All'appuntamento con le previsioni economiche di giugno il centro studi di via dell'Astronomia taglia le stime di crescita, il Pil si fermerà al +1,3% quest'anno (e non più al +1,5%), +1,1% nel 2019 (e non più al +1,2%), e lancia un allarme sul mercato del lavoro: «Non è più tonico. A tempo indeterminato ha smesso di crescere, a termine ha registrato una impennata». Così, avvertono gli economisti di Confindustria, si restringono gli spazi di manovra sui conti pubblici: «verremo giudicati» sui mercati da chi «acquista il nostro debito pubblico» e non va sottovalutato l'aumento dello spread Btp-Bund che «si è ripercosso anche negli altri Paesi del sud Europa: è evidente come l'Italia rappresenti un rischio per l'intera area euro». Andrea Montanino, illustrando il primo “scenario” economico che porta la sua firma come nuovo direttore del Centro studi di via dell'Astronomia, si presenta dicendo che nel suo lavoro non darà tanto importanza ai decimali delle previsioni quanto alle tendenze, ai segnali d'allarme, e alle proposte di politica economica. E gli spunti non mancano.

L'attenzione è oggi anche sulle clausole di salvaguardia: «Non si può più fare come in passato: non aumentare l'Iva e finanziare tutto a deficit sarebbe un errore. Aumentarla e basta avrebbe effetti recessivi importanti. Aumentarla per finanziare investimenti pubblici addizionali può avere effetti positivi». Dal Csc arriva anche la proposta di Confindustria per una riforma della governance dell'Eurozona, per una posizione «italiana che ad oggi manca»: è un «modello ben bilanciato tra carota e bastone», più strumenti ma anche più rigore per chi ne beneficia, un grande piano di investimenti, Eurobond per almeno il 3% del Pil, chiudere i cantieri aperti completando l'unione bancaria e quella dei capitali, integrare nella legislazione Ue il salvataggio dei Paesi in crisi. E un ministro economico europeo per gestire il nuovo bilancio. Boccia avverte che il dibattito politico non può ancora limitarsi a migranti e pensioni. Serve «un intervento organico di politica economica» con una priorità: più occupazione per i giovani e taglio del cuneo fiscale per aumentare le buste paga.















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