Cassa Centrale, siamo al rush finale 

Depositata l’istanza a Bankitalia: 120 giorni per la risposta. E il bilancio chiude con 13 milioni di utile



TRENTO. “È un momento storico per noi”. Non usa mezzi termini, Giorgio Fracalossi, per definire la tappa raggiunta da Cassa Centrale Banca nel tour de force per la costituzione del nuovo gruppo bancario di credito cooperativo. Già l’istituto di credito chiude il bilancio 2017 con un utile di 13 milioni e 400 mila euro, che sarebbe salito a 34 milioni se non ci fossero state le spese per la costituzione del nuovo gruppo. Ora, a completare il quadro positivo, Cassa centrale chiude la fase più importante dell’iter di costituzione di quella che sarà la settima banca italiana. L’altro ieri, infatti, è stata depositata ufficialmente a Banca d’Italia l’istanza per la costituzione del gruppo. Non si tratta di una lettera qualsiasi, ma del dossier che contiene tutte le caratteristiche del nuovo gruppo di credito cooperativo che sarà guidato da Cassa Centrale.

“Con il deposito dell’istanza si concretizza un anno e mezzo di lavoro condotto su tutti i fronti. Devo ringraziare tutti i collaboratori e tutti quelli che ci hanno seguito in questo percorso”, spiega Fracalossi con la soddisfazione di chi vede i primi frutti di un lavoro intenso. Ma attenzione, ancora non è finita. Infatti Banca d’Italia ha 120 giorni di tempo per rispondere all’istanza. Dopo la risposta, tutte le banche di credito cooperativo dovranno approvare definitivamente lo statuto. L’iter potrebbe finire in autunno. Così per comodità è stato deciso di far partire operativamente quella che sarà la settima banca italiana dall’1 gennaio 2019. Poi potrà camminare con le proprie gambe e si vedrà se farà la sua strada fino in fondo o se, come dicono gli scettici in giro per l’Italia, finirà per riunirsi in matrimonio con i rivali del gruppo guidato da Iccrea.

I vertici di Cassa Centrale quando sentono questa ipotesi scuotono la testa e snocciolano argomenti più che logici. Il primo è che nella costituzione del gruppo sono state impegnate così tante risorse, sia finanziarie che tecniche che umane, da rendere difficile la marcia indietro. E questo è dimostrato dallo stesso bilancio 2017 di Cassa Centrale che, come già anticipato, si chiude con un attivo di 13 milioni e 400 mila euro. Un risultato già ottimo, ma che avrebbe potuto essere stratosferico: “L’attivo è già molto buono, ma sarebbe stato buonissimo considerando che abbiamo voluto scontare già da quest’anno i 21 milioni spesi per la costituzione del Gruppo. Avremmo potuto capitalizzare la spesa, ma abbiamo preferito pagare subito e partire senza pesi”. Il perimetro del nuovo gruppo è rimasto quello già presentato nelle convention di Milano e poi di Bari. Le banche aderenti sono 90, ma non sono diminuite rispetto alle 120 iniziali. Sono scese di numero per effetto delle fusioni. È vero, però, che manca all’appello uno dei gioielli, quella Chiantibanca che dopo la caduta di Lorenzo Bini Smaghi ha dato «il gran rifiuto» e si è incamminata sulla strada di Iccrea. Una delusione non da poco per Fracalossi e per il direttore Mario Sartori. Una delusione, però, che è stata assorbita e ora si guarda avanti. I vertici della banca di via Segantini sono convinti di poter costituire un gruppo solido, con sofferenze sotto controllo e presenza in quasi tutto il territorio italiano. Un gruppo che ha anche ottimi margini di sviluppo.













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