Verso i confini dell’alpinismo a passo di “slow mountain” 

Dal 26 aprile oltre 150 appuntamenti, grandi nomi e tantissime novità 


di Maddalena Di Tolla Deflorian


Dal 26 aprile al 6 maggio si riparte, con l’edizione numero 66 del Trento Film Festival, presentata ieri mattina a Milano nella tradizionale conferenza stampa nella sede centrale del Cai, con il saluto del presidente generale del Sodalizio, Vincenzo Torti. Non si contano più i record della manifestazione e i numeri parlano ancora di grande successo e attrattività. Lo scorso anno sono stati staccati oltre ventimila biglietti per le sale cinematografiche. Questa sarà la prima edizione con il neo presidente Mauro Leveghi.

Ben 710 film sono stati iscritti, fra loro 149 sono stati selezionati, comprese pellicole per scuole e famiglie. Venticinque lavori saranno in sala in concorso. I temi spaziano da storie intime di liberazione attraverso il contatto con l’ascesa e la natura, ad avventure alpinistiche di prim’ordine, attraversano i territori dell’oppressione socio-politica in zone montuose extraeuropee (in Tibet per esempio), per portarci poi in Alto Adige con una ricostruzione immaginifica della vicenda del famoso Ötzi, o in terra cimbra per raccontare una storia individuale e corale a Luserna.

Sono previsti ben 150 appuntamenti, fra serate evento, incontri, mostre, convegni. Il Giappone sarà il Paese ospite della Sezione “Destinazione…”, che negli anni ha conquistato sempre più seguito nel pubblico. Proprio in Giappone vive oggi per altro Giordano, il giovane artista (classe 1980) che firma il bel manifesto 2018 della rassegna, che ci riporta allo stupore, al “naso all’insù” di fronte al cielo stellato che sovrasta la montagna. La giuria internazionale, che assegnerà le Genziane d’ Oro e d'Argento e gli altri premi ufficiali tra le opere in Concorso, è composta dallo scrittore italiano Paolo Cognetti, dall’ artista e direttore del Dutch Mountain Film Festival Toon Hezemans, dall’ avventuriera e produttrice cinematografica inglese Katie Moore, dal regista cinematografico altoatesino Ronny Trocker e dalla critica cinematografica, sceneggiatrice e produttrice giapponese Emi Ueyama. Volendo provare una improbabile sintesi o chiave di lettura di un festival sempre più ricco (forse perfino troppo!) di eventi, partnership, relazioni sociali e temi, si potrebbe dire che quest’anno Trento parlerà di confini dell’alpinismo e di quella slow mountain, che sta in qualche modo proprio in posizione speculare rispetto a grandi prestazioni, avventure adrenaliniche, capacità estreme, rischi, imprese. Tornerà dunque la passione per il cammino, lento per definizione, al centro di una serata teatrale. Si tratta di un tema che emerge da tempo accanto ai ritmi del grande alpinismo più classico, e che ha portato in passato protagonisti del cammino nei deserti come sui grandi ghiacci attirare un pubblico numeroso. Le edizioni dell’ultimo decennio ci hanno abituati a un intreccio di storie alpinistiche, storie di individui e contesti, letture sociali, elaborazioni culturali. La parte sociale sarà certamente interessante per l’esposizione di due storie di donne fuori dal comune, che raccontano spaccati del loro paese. Saliranno sul palco le testimonianze di Pasang Lhamu Sherpa Akita, prima guida alpina donna del Nepal a scalare il K2 e di Nasim Eshqi, free climber iraniana, unica donna in Iran a fare dell’arrampicata all’aperto la propria professione. Restando alla dimensione sociale, nella sezione “Destinazione per”, tra i film che documentano il Giappone, andranno in sala opere che raccontano la lotta resiliente per sopravvivere nel dopo Fukushima (ovvero dopo l’incidente nucleare con evacuazione di moltissimi residenti e un persistente inquinamento radioattivo, ndr). Tra i grandi nomi dell’alpinismo, per venire alla dimensione delle imprese epiche, ci sarà anche Tommy Caldwell, diventato un’icona dopo la storica scalata in libera, realizzata nel 2015 con Kevin Jorgeson, della Dawn Wall su El Capitan, Yosemite, la big wall più difficile al mondo. L’alpinista sarà ospite del festival in ben tre appuntamenti. Al grande alpinismo locale è dedicata la mostra, che aprirà il 23 aprile alle 18, a Palazzo Trentini, “Bruno Detassis. Una vita libera in montagna”, realizzata in collaborazione con la SAT a cura di Adriano Dalpez e Riccardo Decarli, con l’allestimento dell’architetto Roberto Festi.

Nel mondo dei libri ritroviamo la sempre ricchissima offerta di eventi, dibattiti, presentazioni che andranno in scena sotto al tendone di MontagnaLibri.

Torna poi quest’anno l’attesa 44esima edizione del Premio biennale Itas del Libro di Montagna, che sarà assegnato il 27 aprile. 13 libri finalisti sono stati selezionati tra un totale di 63 opere proposte da 46 case editrici.















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