“Utoya”, il teatro civile racconta un massacro 

Giovedì in scena lo spettacolo tratto dal libro vincitore del “Premio Matteotti” Riflettori sulla strage del neonazista Breivik che in Norvegia fece 69 morti


di Katja Casagranda


PERGINE. Il teatro ha in se molte nature ed esplora molti linguaggi, quello del prossimo appuntamento a Pergine Valsugana ha il sapore del teatro civile, teatro che vuole aprire discussioni e non lascer cadere nel vuoto dell’oblio temi scottanti, di attualità o che hanno troppe ombre in cui si annidano domande e verità nascoste. Su testo di Edoardo Erba con la consulenza di Luca Mariani e la regia di Serena Sinigaglia arriva giovedì 20 dicembre al Teatro Comunale di Pergine Valsugana “Utoya”, spettacolo che vede in scena Arianna Scommegna e Mattia Fabris per la produzione ATIR Teatro Ringhiera. Teatro Metastasio di Prato. Lo spunto e la trama arriva dal libro dello stesso Luca Mariani “Il silenzio sugli innocenti Le stragi di Oslo e Utoya.” Dall’inequivocabile sottotitolo Verità, bugie e omissioni su un massacro di socialisti. Il libro edito da Ediesse risultò vincitore per la saggistica del Premio Matteotti 2014. Ore 20.45 sulle assi del teatro di Pergine giovedì prende vita la vicenda realmente accaduta che parla di paura e violazione di diritti umani. Con la incisiva regia della Sinigaglia, si ripercorre la strage di Utoya, l’ attacco terroristico in cui Anders Behring Breivik toglie la vita a sessantanove giovani riuniti sull'isola di Utoya per un seminario politico estivo del Partito Laburista Norvegese. L’ atto suscita sconcerto per la fredda lucidità dell’ autore, per le dichiarazioni sconvolgenti rilasciate in seguito al processo e per il tasso sanguinoso di violenza, mai così alto in Norvegia dalla seconda guerra mondiale. L’evento fu un fatto di cronaca che fece il giro del mondo per la crudeltà, la freddezza e la metodicità con cui venne portato a termine e la mattanza che ne seguì di questi giovanissimi, tutti figli di quella classe sociale da cui avrebbero potuto ambire alle carriere di comando. Dei predestinati della politica e dei vertici. Nello spettacolo tre coppie di personaggi ruotano in scena e ne indagano i differenti punti di vista Una coppia di genitori, di poliziotto e due fratelli contadini, tutti interpretati dalla Scommegna e da Fabris. «Sono personaggi inventati – dice la regista – ma che potrebbero esistere realmente. Ognuna delle coppie declina un tema che ci riguarda: il tema dell’obbedienza, per i poliziotti; il tema della fede politica, per i genitori; il tema dell’indifferenza, per i contadini». Lo spettacolo non viene raccontato dal punto di vista del carnefice o delle povere vittime; viene interpretato invece il comportamento di chi non ha vissuto in prima persona l’ avvenimento, dei familiari e cittadini che l'unica cosa che possono fare è commentare una tragedia senza giustificazioni, un atto umano spietato e pianificato a mente lucida, una crudeltà che fa solo paura e terrore. La tragedia del 22 luglio ci viene quindi presentata e raccontata attraverso il filtro della personalità dei personaggi e attraverso i loro rapporti. «Scrivere un testo su quanto è avvenuto a Utoya è un'impresa impegnativa. Dopo il 1989 il mondo è diventato più complicato da interpretare, e dopo il 2001 capire un evento è come entrare in un labirinto –dice Edoardo Erba dello spettacolo- abbiamo scelto di tornare là, in Norvegia, quel terribile 22 luglio del 2011 a osservare tre coppie coinvolte in modo diverso in quello che stava accadendo».













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