Tutto quello che non sapete sul mondo dei Thun 

Trento, oggi al castello del Buonconsiglio il libro curato da Lia Camerlengo e Emanuela Rollandini


di Maria Viveros


TRENTO. Le origini dei conti Thun affondano nel Medioevo (delle leggende li legano addirittura all’età di San Vigilio, il IV secolo) e si localizzano nella bassa Val di Non, a Vigo di Ton, dove sorge il Castello di famiglia che nel 1992 è stato acquistato dalla Provincia autonoma di Trento. «Quando nel 2010 ne è stato curato l’allestimento, dopo i lavori di restauro che hanno interessato tutta la struttura, immergendoci in quell’ambiente ci siamo resi conto che poteva essere scritta una storia lunga secoli non solo dell’arte, ma molto sfaccettata, raccontata proprio attraverso la famiglia Thun». A dirlo sono Lia Camerlengo ed Emanuela Rollandini, storiche dell’arte che hanno curato il volume “Castel Thun. Arte, architettura e committenza”, che verrà presentato oggi, mercoledì 18 aprile, alle ore 17.30 nella Sala delle Marangonerie del Castello del Buonconsiglio a Trento. Insieme a loro dialogheranno Marco Bellabarba, dell’Università di Trento, e la direttrice del Museo Castello del Buonconsiglio, Laura Dal Prà che, oltre a essere una delle autrici del testo, ha caldamente sostenuto questo impegnativo progetto di ricerca, occasione ideale per affrontare per la prima volta in modo unitario un tema tanto complesso. Il libro, infatti, è il sinergico risultato di studi affidati a diversi specialisti dei vari aspetti della cultura e dell’arte lungo oltre sette secoli di storia, dal Medioevo al Novecento, che spaziano dall’architettura alla pittura, dalla musica alla letteratura, dall’araldica agli arredi e alle arti decorative. Le indagini, condotte a partire dal preziosissimo archivio della famiglia giunto a noi quasi integro, hanno così aperto molteplici canali per una ricerca ancora in fieri, che supera i confini strettamente territoriali. Grazie ad abili politiche giocate fra matrimoni, esercito, chiesa e impero, i Thun si sono contraddistinti per ricchezza sempre coniugata a sensibilità estetica: gli oggetti a cui fanno riferimento le fonti e quelli che sono stati rintracciati parlano di una famiglia di committenti culturalmente aggiornatissimi, di statura europea, con uno sguardo rivolto a Nord. «Soprattutto nella seconda metà del Settecento - spiega la Rollandini - era come se non esistesse un confine fra Italia e territori d’Oltralpe. Prevaleva, infatti, un gusto internazionale, che collegava Castel Thun con il Nord, in particolare con Varsavia. Basti pensare, per esempio, che l’architetto chiamato per i lavori di restauro a fine secolo, Johann Georg Hagenauer, era stato attivo a Varsavia, dove viveva Tommaso Thun, fratello del Principe Vescovo di Trento».

Questa raccolta di studi ha aperto molte prospettive, stimolate anche dalla recente individuazione, nelle collezioni del British Museum di Londra, di dodici coppe sbalzate e cesellate di fine Cinquecento, provenienti proprio da Castel Thun. Una prima ricognizione delle fonti di archivio ha rivelato, infatti, la presenza di una SchatzKammern, una Camera del Tesoro, ricca di pezzi di alto valore (come il reliquiario del 1598, oggi al Metropolitan Museum of Art di New York), riflesso di un prestigio universalmente riconosciuto.

Agli inizi del ‘600, addirittura il principe vescovo in persona, Carlo Emanuele Madruzzo, si era rivolto ai Thun per avere in prestito del vasellame da sfoggiare sulla sua tavola davanti a ospiti illustri.

Libro di rivelazioni e promesse, dunque, che fa affiorare una storia “perduta” e che costituisce la base di un lavoro futuro, come si può anche intuire dall’indice analitico con cui viene chiuso il testo, fondamentale strumento di consultazione per orientarsi in un’indagine così ampia e articolata.

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