Quattro passi tra Cina e Usa 

Geopolitica. Oggi pomeriggio a Palazzo Paolo Prodi la lecture con Jeffrey Wasserstrom, docente all’Università della California Irvine L’appuntamento è organizzato dal Centro Martino Martini. «Non è un incontro per specialisti, lo storico americano è un eccellente comunicatore»


Piergiorgio Cattani


TRENTO. Se vogliamo cercare di comprendere veramente il mondo in cui viviamo, è necessario superare l’asfittica tendenza di chiuderci nel nostro piccolo territorio, sia esso concreto, virtuale o mentale. Impresa non semplice: come si coglie in questi ultimi giorni, non riusciamo neppure a orientare le nostre scelte pensando alla dimensione europea, illudendoci che un ritorno a una fantomatica “sovranità” sia possibile e soprattutto sia positivo per il nostro futuro.

Figuriamoci se siamo capaci di ragionare partendo dai veri luoghi in cui si deciderà la sorte delle prossime generazioni. Sappiamo probabilmente molto bene quali siano questi luoghi, questi paesi, ossia Stati Uniti e Cina. Con quest’ultima l’Italia, forse senza capire bene che cosa faceva, ha siglato un protocollo di intesa non vincolante sulle “nuove vie della seta”. Una scelta utile solo se vissuta con consapevolezza e con quella lungimiranza che stentiamo a rintracciare nella presente classe politica di governo.

Occorre dunque cercare di renderci consapevoli del presente. E gli strumenti ci sarebbero, così come le fonti di informazione. Forse ci mancano le guide per aiutarci a tracciare la nostra rotta in questo oceano spesso tumultuoso. USA e Cina, le loro relazioni, le loro tensioni, sono all’ordine del giorno. Determinano lo scenario internazionale, condizionano le nostre vite.

Per questo è significativo l’appuntamento di martedì 21 maggio a Trento con Jeffrey Wasserstrom, studioso americano di storia della Cina contemporanea di fama mondiale, professore dell’Università della California Irvine. La lecture, che si terrà presso il Palazzo Paolo Prodi (il dipartimento di Lettere e Filosofia) alle ore 16, è intitolata “American Images of China and Chinese Images of America” e appunto verterà sul complesso specchio di rappresentazioni – concettuali, politiche, culturali – in cui si articola la relazione tra i due giganti del nostro tempo.

Il suo intervento, accompagnato da immagini, proporrà un viaggio tra i sogni e gli incubi che la Cina ha provocato negli americani dai giorni del primo Presidente Sun Yat-sen, passando per i giochi olimpici del 2008 fino all’attuale “guerra dei dazi”. Il professore illustrerà anche l’immaginario collettivo dei cinesi verso gli Stati Uniti nello steso periodo storico.

Film, programmi televisivi, reportage giornalistici, scambi diplomatici, propaganda costruita a tavolino (dall’una e dall’altra parte) testimonieranno come questo rapporto si sia modificato non solo a livello ufficiale e statuale, ma anche sul versante della cultura popolare. Si capirà poi come queste visioni abbiano influenzato le nazioni limitrofe, soprattutto asiatiche ma non solo (in primis il Giappone, ma pure l’Italia) e siano state influenzate da esse.

Non sarà però una lezione per eruditi e accademici, perché Jeffrey Wasserstrom è personaggio pubblico di spicco, editorialista per alcuni prestigiosi quotidiani mondiali, a cominciare da New York Times. Autore di numerosi libri, interviene spesso sulle tematiche di strettissima attualità. Alcuni dei suoi articoli, riprodotti su Internazionale (ha partecipato al Festival del giornalismo a Ferrara), sono fruibili in Italiano gratuitamente sul sito internet della rivista. Si scoprirà così che i suoi interessi spaziano dalle prove (fallite) di democrazia di Hong Kong alla ascesa di Xi Jinping che oggi davvero ha raggiunto un potere sconosciuto dai tempi di Mao. E come il “grande timoniere” Xi viene presentato dal regime come scrittore, filosofo, analista politico, “nucleo” della nazione ma anche, all’americana, sempre di più come “comandante in capo”.

Forte della sua conoscenza storica, Wasserstrom descrive in maniera critica – e a tratti inquietante – la figura di Xi, vero imperatore rosso alla conquista del mondo. In uno dei suoi articoli il professore si chiede: “Il presidente cinese è davvero un mix tra un modernizzatore e un governante confuciano come vorrebbero farci credere i mezzi d’informazione cinesi, con un numero sempre maggiore di opinionisti stranieri a condividere questo ritratto?”. Wasserstrom si colloca tra quanti accentuano i risvolti spiccatamente autoritari della politica cinese piuttosto che tra gli estimatori delle “magnifiche sorti” dell’impero di Xi che forse non vuole durare, come da tradizione, “diecimila anni” ma che senza dubbio vuole arrivare al 2049 con una Cina capace di vincere gli Stati Uniti a livello globale.

Questo incontro si colloca nell’ambito delle attività del neo nato CEASUM, il Centro di Alti Studi Umanistici (coordinato dal professor Maurizio Giangiulio), nato da un anno circa presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, grazie ai fondi MIUR previsti per i “dipartimenti di eccellenza”. L’intervento di Wasserstrom sarà preceduto da una breve introduzione di Sofia Graziani, sinologa del nostro ateneo e componente del Laboratorio di Studi Umanistici sugli scambi culturali in e con la Mitteleuropa.

La professoressa Graziani ha anche favorito la collaborazione tra CEASUM e Centro Martino Martini, l’istituto che da più di vent’anni si occupa delle relazioni tra Europa e Cina. Insomma, per una volta, anche a Trento può arrivare il mondo.













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